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Il Sole 24 Ore

La febbre della bottiglia. Sono soprattutto Bordeaux e Borgogna a contendersi i favori del pubblico. Il 21 e 22 maggio Sotheby's e Christie's mettono all'asta pregiatissimi vini francesi ... L'idea di collezionare vino può sembrare un gioco di pazienza: lasciare invecchiare una bottiglia per un decennio o anche di più va contro l'attuale cultura che richiede una soddisfazione istantanea. In realtà, quella del vino è una tematica affascinante e la tenacia viene ripagata da ogni minimo cambiamento nel bouquet che ammorbidisca l'iniziale gusto di frutta e tannino dando vita a un insieme di sapori che va oltre l'uva. E può essere considerato anche da un altro punto di vista: possedere una raccolta di dipinti o mobili antichi è senza dubbio emozionante, ma il vino coinvolge, e non astrattamente, tutti i sensi. Ma quale collezionare? «È difficile dare risposte - affermano gli esperti di Christie's, la cui prima asta di settore risale al 1766 - forse più ora che vent'anni fa, in quanto sul mercato affluiscono numerosissimi vini da collezione, tanto dalla regione del Rodano che dall'Australia». Prima di tutto è utile affinare il palato, assaggiando più qualità di vini possibili e proprio nell'ottica di «incoraggiare potenziali compratori» la società organizza numerosi appuntamenti. Quale secondo passo viene consigliato di rivolgersi a un esperto per discutere un piano di investimento in base al proprio bugdet e comperare all'asta può rappresentare la migliore fonte per acquisire vini di rare vendemmie, che non si potrebbero reperire da alcun'altra parte, e conservati con tutte le cure nelle cantine di altri amatori. Per secoli, nei casati aristocratici era tradizione serbare per molte generazioni le opere d'arte e di padre in figlio le proprietà con i relativi arredi diventavano parte integrante della casa di famiglia; dalla seconda metà del l'800 questa abitudine è stata estesa ai vini e una marea di tesori in bottiglia ha trovato posto nelle grandi, fresche cantine dei manieri inglesi, così come nei maestosi Schlöesser tedeschi e nei Châteaux francesi. Lo scopo? Acquistare grandi vini e metterli da parte, affinché i discendenti potessero scoprire la bontà dei vini maturi. Alcune di queste raccolte sono nel tempo diventate così gigantesche da rendere necessaria la vendita, che spesso ha dato risultati sorprendenti. È il caso dei vini provenienti dallo storico castello scozzese di Glamis, tra i quali dei Château Lafite prodotti in vendemmie dell'800, quando ancora non si era manifestata la fillossera, che nel 1971 ha attirato sulle rive del Tamigi appassionati di ogni parte del mondo. Oggi la tradizione di «stivare dei nettari» per i pronipoti è tramontata, ma la popolarità del vino è in forte aumento e le case d'asta recitano un ruolo di primo piano in questo revival collezionistico in quanto dispongono di uno staff di specialisti in grado di fornire preziosi consigli. Nel 2002 le vendite "enologiche" di Christie's (48 incanti suddivisi fra Europa, Nord America e Asia) hanno totalizzato 32,9 milioni di dollari. Se i grandi Bordeaux rimangono il clou delle proposte, ottimi esiti sono stati spuntati anche per i Borgogna: a New York una dozzina di Romanée Conti 1 978 hanno raddoppiato la stima trovando un compratore per 69mila dollari. A Ginevra sono stati ottenuti i migliori introiti dalla metà degli anni Settanta, e se l'incanto parigino riguardante la cantina del Duca di Windsor ha prodotto incassi interessanti, più che soddisfacenti sono i ricavi realizzati a Londra dallo stock in trade di Michael Broadbent che ha dato l'addio a un'attività cinquantennale. Anche da Sotheby's i Bordeaux e i Borgogna si contendono i favori del pubblico. Il reparto vini, inaugurato a Londra nel 1970 e diretto da Serena Sutcliffe, ha al suo attivo dispersioni di gran nome, quali la collezione di Andrew Lloyd Webber, il celebre autore del musical Jesus Christ Superstar, che nel '97 ha fruttato 4,12 milioni di dollari, mentre la sede newyorchese ha ospitato nel '99 la Millennium Wine Cellar ricavando 14,4 milioni di dollari. L'anno scorso, il giro d'affari è stato pari a 21,5 milioni di dollari e più volte le aggiudicazioni hanno sfiorato il 100 per cento. Tra gli esiti più significativi, un Methuselah (bottiglia da sei litri) di Romanée-Conti 1989 è salito a 23.500 dollari, mentre sei Magnum di Château Latour 1959 sono stati acquistati per 18.800 dollari. Per il 2003 è prevedibile un andamento roseo e le due società sono pronte a giocare le carte migliori. Entrambe hanno scelto Londra. Il 21 maggio, Sotheby's punterà ancora una volta sui vini francesi, dai corposi rossi del Rodano, tra i quali eccezionali La Landonne del 1982 e Côte Rotie La Turque del 1990, ai rinomati Hermitage la Chapelle, dai Château Lafite ai Romanée Conti e su una collezione di Bordeaux maturi, ricca di Château Margaux del 1947 e di Château Latour del 1949. Proprio quest'ultimo cru, il giorno successivo, sarà protagonista della manifestazione programmata da Christie's. La società ha infatti ricevuto l'incarico di frazionare nel corso dell'anno, tra Londra, Los Angeles e New York, la più grande raccolta di Château Latour mai offerta sul mercato. Proveniente direttamente dalle cantine Latour, di proprietà del finanziere François Pinault, che detiene anche la quota azionaria di maggioranza della casa d'asta, comprende esemplari delle vendemmie dal 1863 al 1996 e ha tutte le caratteristiche per costituire una pietra miliare nella storia delle aste di vini. «Qualche volta ci sentiamo come dei bibliotecari con a disposizione una collezione di libri che possono essere letti soltanto una volta - sottolinea Frédéric Eugerer, presidente di Château Latour - per questo abbiamo deciso di vendere il surplus, ma la collezione permanente non ne soffrirà in alcun modo». Prima della vendita, il 13 maggio avrà luogo un Masterclass: dietro versamento di 85 sterline, gli iscritti potranno degustare i Château Latour delle migliori annate. (arretrato de "Il Sole 24 Ore" del 4 maggio 2003)

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