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Il Sole 24 Ore

Ultimo appello sul Tocai ... Sul futuro del vino Tocai la parola passa ai giudici della Corte di Lussemburgo. Con l'Italia che dovrà vedersela contro l'Ungheria, che reclama l'uso esclusivo del nome derivante dall'omonima regione, e la stessa Commissione Ue che, con un accordo del '93 preliminare alle richieste sulle nuove adesioni alla Ue, ha riconosciuto tale esclusività ai magiari a partire dal 2007. Ma questo non è mai andato giù ai vignaiuoli friuliani che, timorosi anche di perdere una risorsa economica che coinvolge più di 3mila produttori e ben più di 100 milioni di euro (questi valori vanno triplicati se si estende il business del Tocai anche al resto delle regioni del Triveneto), hanno avviato un contenzioso alla Ue, sostenuto dai ministeri degli Esteri e delle Politiche agricole. Ieri il collegio di difesa italiano, presieduto dal professore Fausto Capelli, ha chiesto ufficialmente al Tar del Lazio di rimettere gli atti della causa alla Corte Ue, affinché dirima il contenzioso in essere. E riconosca ai vignaioli italiani la legittimità all'uso del nome Tocai friulano, in virtù del fatto che tale denominazione è tutelata dal regolamento sulle Dop e Igp, dagli accordi Trips e dal fatto che lo stesso accordo del '93 fa salve le denominazioni "omonime", «quando fossero giustificate», all'interno dell'Unione. In sostanza, nella memoria presentata ieri da Capelli si sostiene che il regolamento 2081/92 stabilisce che «in caso di omonimia fra una denominazione protetta di un Paese terzo e una Dop della Ue, la registrazione è concessa tenendo debitamente conto degli usi locali e dei rischi effettivi di confusione». Motivo per cui i vignaioli friulani hanno tutto il diritto di chiamare il loro vino col nome di Tocai friulano, così come fanno da un paio di secoli. Da quando, cioè, un editto austro-ungarico del 1811 ha riconosciuto quel nome quale diretta espressione del toponimo dal fiume friulano Toccai. Tutto bene, allora? Non proprio. Gli ungheresi, infatti, non solo vantano una sorta di diritto di primogenitura (il nome del loro Tokaj prende origine dall'omonima regione in cui il vino viene prodotto), ma si trincerano dietro al fatto che l'accordo del '93 tra la Commissione e l'Ungheria fu, comunque, avallato dall'allora rappresentanza italiana a Bruxelles. E tanto basta per temere che la strada per l'Italia sarà tutta in salita.

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