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Il Sole 24 Ore

Alt al Chianti fatto in Canada: accordo con la Ue per difendere le denominazioni di origine sul mercato. Il Governo di Ottawa si impegna a non vendere anche i vini Doc “imitati” di produzione Usa ... Il Canada è pronto a chiudere le porte del proprio mercato al Marsala imbottigliato in Ontario e al Chianti californiano. Il Governo di Ottawa ha infatti accettato di sottoscrivere un accordo con l’Unione Europea per la protezione delle denominazioni di vini e liquori europei. Un’intesa che si applicherà ad ogni prodotto commercializzato sul mercato canadese e colpirà perciò anche le bottiglie dall’etichetta “contraffatta” di origine americana, che costituiscono circa un sesto del vino venduto nella nazione. Il Governo canadese si è impegnato a riformare le proprie leggi in base alle quali sono considerate “generiche”, e dunque utilizzabili dai produttori canadesi e di altri Paesi esportatori, 21 denominazioni di vini e liquori europei. L’abolizione di ogni imitazione non autorizzata sarà scaglionata nel tempo, seguendo un calendario ben preciso: non appena l’intesa sarà ratificata dai Governi europei, il Canada autorizzerà solo la vendita di bottiglie di accertata origine europea con le denominazioni Chianti, Marsala, Malaga, Medoc e Moselle; entro il 31 dicembre 2008 l’obbligo scatterà per Bourgogne, Rhin, Sauterne; prima della fine del 2013 per Chablis, Champagne, Porto e Sherry. L’utilizzazione “generica” dei nomi grappa e ouzo verrà invece soppressa entro due anni. In cambio, Bruxelles si è impegnata a proteggere il “Rye whisky”, considerandolo un prodotto esclusivamente originario del Canada. Inoltre, il Governo di Ottawa ha promesso di adottare una procedura ad hoc per assicurare la protezione completa delle denominazioni geografiche dei vini da parte delle autorità provinciali canadesi, che gestiscono la distribuzione e commercializzazione di vini e liquori. “Il Canada è un buon mercato di sbocco per vini e liquorui dell’Unione – ha osservato il commissario europeo all’Agricoltura, Franz Fischler – ma l’ultimo decennio non è stato esente da frizioni commerciali, per quello che concerne l’utilizzazione delle denominazioni europee. Il presente accordo risolve praticamente tutti i problemi in sospeso e offre un quadro solido per lo sviluppo armonioso degli scambi bilaterali: raccomando vivamente al Consiglio di adottare l’accordo e di procedere rapidamente alla sua firma”. La Coldiretti ha definito l’accordo Ue-Canada “un concreto passo avanti nella lotta alla contraffazione” e “una buona premessa ai negoziati internazionali di Cancun sul commercio per garantire una effettiva protezione contro l’usurpazione delle indicazioni ed impedire che il commercio internazionale sia ostacolato da inaccettabili atti di imitazione”.
I produttori italiani auspicano anche un analogo accordo sia stipulato al più presto con gli Stati Uniti, mercato ben più importante del Canada, ma il cui Governo non appare altrettanto propenso a prendere circostanziati impegni su questo terreno. In ogni caso, anche l’intesa sottoscritta con Ottawa non ha certo un valore irrilevante. Nel solo, nel 2002, l’Europa ha esportato in Canada vino per un valore di 380 milioni di euro. E l’anno prima – secondo i dati dell’Istituto vinicolo di Ottawa – il 21,2% delle bottiglie importate proveniva dall’Italia, contro il 35,5% di origine francese.

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