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Il Sole 24 Ore

Sotto assedio l’Europa del vino: Russia e Cina alla testa dei nuovi concorrenti di Italia, Francia e Spagna ... Il vino conquista nuovi consumatori, soprattutto giovani e donne, e ancora di più convince nuovi paesi a tentare la strada della produzione diretta. Così, se fino a ieri era già una novità vedere crescere accanto ai tradizionali protagonisti europei nuovi Paesi produttori, oggi bisogna ripensare tutto quanto è stato detto e programmato, perché il business messo in moto dalla globalizzazione dei consumi è tale che ha convinto nuovi attori a tentare la scalata vinicola con produzioni realizzate in terre consideratefino a qualche tempo fa improbabili per coltivare vigne e fare vini di pregio.
Parliamo di Brasile, Russia, Gran Bretagna passando per la Corea, il Kazakhstan, il Pakistan, il Giapponee, ovviamente, la Cina. Che al momento è il Paese dove si registrano i maggiori tassi di incremento di nuovi vigneti: 315 mila ettari alla fine del 2002, con un raddoppio negli ultimi 5 anni e una crescita che ha triplicato l’estenzione di 10 anni fa.
“L’attenzione che il vino suscita nel mondo ha dell’incredibile”, dice il presidente di Vinexpò, Jean-Marie Chadronnier, facendo gli onori di casa all’inaugurazione del salone internazionale di Bordeaux che ha visto l’intervento del primo ministro francese Jean-Pierre Raffarin, oltre a una nutrita schiera di ministri (per l’Italia è intervenuto il viceministro Adolfo Urso). Un’attenzione che sta nei numeri del salone (2500 espositori di 43 Paesi e oltre 50mila visitatori professionali attesi entro giovedì da 150 Nazioni) e soprattutto nelle dimensioni del business. Che l’istituto di ricerche Iwsr-Gdr di Londra ha stimato in 101,5 miliardi di euro, vale a dire tre volte il mercato discografico, una volta e mezzo quello del caffè, l’equivalente della cosmesi.
Questo spiega l’accelerazione negli investimenti. Ma attenzione, “una crescita senza controllo può ritorcersi contro tutti – ha detto Raffarin -. Già oggi sappiamo che dobbiamo fare fronte ad una eccedenza mondiale di 50 milioni di ettolitri. Sono troppi e non è comprensibile che accada una cosa del genere”. Ci vuole, dunque, equilibrio. Ma come e cosa fare?
La questione se la pongono indistintamente tutti i protagonisti catapultati nelle città dei grandi rossi di Bordeaux, alla ricerca di un segnale che permetta di capire dove sta andando il mondo del vino. Se la pongono in particolare gli italiani, i francesi e anche gli spagnoli che comunque restano i grandi protagonisti dell’enologia mondiale.
L’Italia perché nonostante la forte crescita (6%) dei valori delle esportazioni (2,7 miliardi nel 2001, record assoluto, su un export agroalimentare totale di 16,4 miliardi), di fatto sono quattro anni che accusa un rallentamento delle quantità: da 18,5 milioni di ettolitri nel ’99 a 15,7 milioni lo scorso anni. Se la pone la Francia, che è certo il Paese che ultimamente ha accusato le penalizzazioni maggiori (in America per le vicende legate all’Iraq e in estremo oriente per la Sars) e che comunque resta il maggiore esportatore di vino al mondo: 7,7 miliardi di euro, pari all’80% di tutto il suo export agroalimentare. E se la pone anche la Spagna, che sebbene sia il Paese europeo che vanta una maggiore competitività sui prezzi, è comunque preoccupata come gli altri due partner dell’aggressiva politica attuata dai californiani, australiani, sudamericani.
“Non è il caso di arrenderci per così poco – risponde ironico Gianni Zonin – semmai è il momento per accelerare i piani di investimento rivolti al miglioramento della qualità dei nostri vini”. “Siamo stati abituati a correre, vuole dire che accelereremo il passo”, replica con altrettanta ironia Angelo Gaja sostenuto a ruota da Pio Boffa della Pio Cesare, secondo il quale “non è questo il momento per piangere lacrime che non ci sono: semmai è l’occasione buona per fare fino in fondo ciò che siamo capaci di fare”.
“Il mercato è libero, non ci resta che affrontare la concorrenza a viso aperto: guai a chiudersi nel proprio orticello”, dichiara sicuro Giansaverio Bianchi della società di distribuzione Silva di Milano e importatore di grandi vini da diversi Paesi del mondo. (arretrato de "Il Sole 24 Ore" del 24 giugno 2003)

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