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Il Sole 24 Ore

Campari punta sul vino con un piano da 500 milioni di euro ... «Il nostro gruppo è pronto a fare nuovi importanti investimenti per un importo fino a 500 milioni di euro, senza che questo esborso comporti appesantimenti di alcun genere sulla gestione delle nostre attività. Il nostro obiettivo è crescere ulteriormente nel core business dei superalcolici e del settore vinicolo. Per quanto riguarda il vino l'attenzione è rivolta ad aziende italiane». L'amministratore delegato di Campari Marco Perelli Cippo non è nuovo a queste uscite dal forte sapore della sorpresa e dell'impatto finanziario. Lo fece poco prima di acquistare Cinzano e Ouzo nel '99 per circa 200 milioni di euro; si è ripetuto nel 2001 con la californiana Skyy Spirits, quindi ancora due anni fa con i vini della Sella & Mosca con oltre 40 milioni di euro investiti. E ora è ancora il vino il prodotto a cui si guarda con interesse. Così, a meno di due mesi dall'avere rilevato il 100% di Riccadonna, ecco che l'energico amministratore delegato del più importante gruppo italiano attivo nel business delle bevande alcoliche e sesto a livello mondiale, si dice pronto per tornare alla carica e fare nuove acquisizioni. D'altra parte i risultati conseguiti a livello di gruppo permettono di guardare molto lontano: dopo la crescita del 34% dei ricavi del 2002, pari a 661 milioni di euro e un Ebitda di 160 milioni (+40%), nel primo semestre 2003 i risultati parlano di un ulteriore passo avanti del fatturato a 332 milioni (16,7%) e con l'Ebitda a 79 milioni (+13,2%). E colpisce il fatto che a tirare sono un po' tutte le aree di vendita e i prodotti in portafoglio, cioè gli spirits, gli analcolici, gli spumanti e i vini. Ad Alghero per presentare i nuovi progetti di sviluppo delle Tenute Sella & Mosca e a sei mesi dal passaggio del testimone al successore designato e già ufficializzato in occasione del bilancio 2002, Enzo Visone, Perelli Cippo tira fuori il suo carattere di corsaro per dire che in Campari «si sta studiano su almeno tre dossier, due dei quali riguardano aziende vinicole italiane di medie dimensioni ma con un forte potenziale di crescita». Inutile chiedergli su quale azienda ha messo gli occhi; dice però che l'attenzione è per aziende di medie dimensioni e di forte immagine, con una relativa dote patrimoniale ma una elevata capacità di fare sviluppo. «Per intenderci - dice - aziende delle dimensioni di Sella & Mosca». Vale a dire una realtà da 500 ettari di vigneti, una produzione di 7 milioni di bottiglie e un turn over di 30 milioni di euro di cui il 20% realizzato all'estero.

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