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Il Sole 24 Ore

Rincari in vista sui prezzi del vino. Gli imbottigliatori annunciano aumenti fino al 15%, ma i produttori protestano ... Brutte notizie dal mercato dei vini. Ad una domanda interna stabile, ma su bassi livelli, si contrappone una caduta delle esportazioni (-17% nei primi sei mesi dell'anno, con punte di -45% per lo sfuso). I listini, invece, rischiano di surriscaldarsi. La federazione imbottigliatori dell'Unione italiana vini ha infatti deciso di varare, per i prossimi contratti di fornitura, aumenti tra l'8 e il 15 per cento. La "forbice" si applica ai differenti tipi di prodotto e verrà proposta per i nuovi vini, consegna 2004, destinati alle catene della distribuzione moderna, che ormai costituisce il canale dal quale transita il 60% circa del vino destinato alle famiglie italiane. Ma la scelta non è considerata opportuna da tutti gli operatori del settore del vino. Per il presidente della Federazione nazionale imbottigliatori, Quirico De Cordi, la proposta di aumentare i listini non è casuale. «Veniamo - dice - da una vendemmia che per il secondo anno consecutivo è stata molto scarsa (45 milioni di ettolitri, ndr); per fortuna quella di quest'anno ha dato prodotti di alta qualità. Per questo i prezzi delle uve e dei vini hanno avuto impennate tra il 20 e il 30%, con punte del 50% per il Prosecco. Ci rendiamo conto che gli aumenti sono impopolari, ma noi siamo intermediari e non ci resta che scaricare a valle ciò che riceviamo a monte». Gli imbottigliatori dell'Uiv non sono i soli a pensarla così. Un'indicazione di aumento tra il 10 e il 15% dei listini arriva anche dai produttori di Prosecco, con il presidente de La Gioiosa, Giancarlo Moretti Polegato, che conferma che l'argomento è stato già oggetto di considerazione. Precisando, però, che «ciascuna azienda procederà in piena autonomia». Di diverso avviso è l'amministratore delegato del Giv, Emilio Pedron. «Il momento economico e la pressione della concorrenza internazionale alle porte - sostiene Pedron - dovrebbero suggerire un uso diverso della leva dei prezzi. È vero, la vendemmia è stata scarsa e ci sono stati vini che hanno avuto rialzi consistenti, ma non possiamo fare finta di niente del fatto che i mercati esteri sono meno brillanti del solito e che i concorrenti hanno cominciato a ridurre i listini». Gli fa eco Piero Mastoberardino, produttore e presidente di Federvini, secondo il quale intervenire sui listini oggi «è un esercizio che richiede la massima ponderazione». E aggiunge: «Ci sono le grandi imprese, quelle che fanno intermediazione che, a differenza delle piccole e medie aziende, accusano subito le oscillazioni dei prezzi delle materie prime. Ma questo non sempre giustifica interventi ampi e risoluti sui prezzi. Se l'obiettivo prioritario e quello di salvaguardare la posizione acquisita sul mercato, la scelta più opportuna sarebbe quella di contenere e i costi di gestione e la redditività».

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