02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

Vino, il prezzo fa la differenza: più consumatori nei discount. Le confezioni in cartone (brik) vendono di più ... I produttori italiani sono contrari alle ipotesi circolate nella Ue di introdurre le accise sui vini e faranno di tutto per evitare che quelle già applicate sui prodotti alcolici vengano inasprite, «perchè non è con la politica fiscale che si facilita la crescita di una cultura responsabile verso consumi moderati. Cultura che, invece, può arrivare solo attraverso un maggiore impegno nel comunicare e nell’educare al bere responsabile». Il messaggio molto franco dato ieri in apertura di assemblea dal presidente di Federvini Pietro Matroberardino in presenza del vice ministro delle Attività produttive, Adolfo Urso, non poteva essere più opportuno. In quello stesso momento a Bruxelles la Commissione presentava una relazione sulla concorrenza delle bevande alcoliche nella Ue allargata, ottenendo il via libera da 23 Paesi su 25. Ma non solo. È stato lo stesso capo divisione delle questioni fiscali dell’Unione, Donato Raponi, a dare comunicazione in tempo reale agli imprenditori italiani che la Finlandia ha deciso di ridurre del 30% le proprie accise, dopo che in precedenza è stata la Danimarca a tagliare del 50% le tasse all’import di vino. Che nella nuova Ue stia maturando un nuovo rapporto verso il vino? Presto per dirlo. Certo è che le due buone notizie arrivano in un contesto di mercato tutt’altro che positivo. E a questo riguardo la realzione di Mastroberardino e i dati dell’Osservatorio Nielsen, promosso da Federvini, hanno dato uno spaccato nuovo su quelle che sono le tendenze in atto. Tendenze che evidenziano come il prodotto vino prenda sempre più la strada della grande distribuzione, laddove a crescere più di altri sono i prodotti che transitano dal canale dei discount, vale a dire quello con i prezzi più accessibili. Segno inequivocabile di tempi non floridi. Appurato che nel 2003 l’export vinicolo ha perso lo smalto degli anni passati (13,2 milioni di ettolitri per 2,7 miliardi di euro con un calo, rispettivamente, del 15,8 e 3,2%), soprattutto in seguito «all’apprezzamento dell’euro sul dollaro, nonchè per l’aggressiva concorrenza dei nuovi Paesi produttori», resta il fatto che sul mercato interno a fare la differenza sono stati i prezzi. Che tanto nel 2002 quanto nel 2003 hanno "sentito" le conseguenze di due vendemmia molto problematiche e scarse quantitativamente. Nonostante questo produttori e distributori della Gdo hanno dimostrato molto equilibrio nella politica dei prezzi, tant’è che la media nazionale è rimasta sotto i 2,2 euro per litro. Questo spiega perchè una sempre maggiore quantità di vino passa attraverso lo scaffale delle grandi catene. Fatto 100 il totale delle vendite, l’Osservatorio assegna a iper e super il 60,6%, alle enoteche e al libero servizio il 16 e il 15,6%, mentre il canale discount che in precedenza non superava il 5% è arrivato al 7,4 per cento. Questa crescita ha la controprova nel fatto che i prodotti da primo prezzo in brik (in cartone o tetrapak) sono i vini più venduti (33,3%), seguiti dai vini in bottiglie da 75 cl (31,4%) e, molto più distanziati, i vini in altre confezioni di vetro.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su