02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

Caccia aperta alle Doc fantasma: su 330 denominazioni di vini 90 producono al 50% e sette esistono solo sulla carta ... «Basta con le Doc virtuali. Il vino italiano ha conquistato i mercati esteri con la crescita qualitativa del prodotto e se intende proseguire lungo questa strada deve semplificare l’iter per chi vuole produrre con una denominazione d’origine e al tempo stesso revocare il riconoscimento a chi, pur avendolo ottenuto, non immette sul mercato neanche una bottiglia». Questo il deciso intervento del direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli al convegno organizzato ieri a Roma dall’Enoteca Italiana sulla riforma della legge sulle denominazioni d’origine (Doc). Il testo di revisione della 164/92, messo a punto dal sottosegretario alle Politiche Agricole Teresio Delfino, avvierà a breve il proprio iter parlamentare. «Durante il quale - ha continuato Martelli - ci auguriamo diverse modifiche. Bisogna evitare un’inflazione delle Doc per motivi diversi da quelli produttivi, visto che c’è chi richiede il riconoscimento e poi non lo utilizza, perché si scontra con le difficoltà legate ai disciplinari di produzione». Secondo le cifre fornite da Assoenologi (che la prossima settimana a Reggio Calabria terrà il proprio Congresso nazionale) l’Italia può oggi contare su 330 denominazioni riconosciute e oltre 290mila ettari di vigneto iscritti agli albi delle Doc e Docg. Di questi, però, solo 190mila ettari (il 65% del totale) sono effettivamente utilizzati. Perché alle etichette che sfruttano al massimo la propria capacità (Barolo, Asti, Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Vernaccia di San Gimignano, Colli orientali del Friuli) fanno fronte altre con un potenziale di cltivazione e produzione inutilizzato: ben 90 Doc impiegano meno del 50% della propria capacità. Fra queste, 28 impiegano meno del 20%, 14 meno del 5% mentre ben 7 Doc non immettono sul mercato neanche una bottiglia. «Il sistema deve fare pulizia - ha aggiunto Martelli - e revocare il riconoscimento a coloro che, pur dispondendo della Doc, producono vini da tavola. Non si tratta di contrapporre piccoli e grandi produttori, ma distinguere le denominazioni virtuali da quelle reali. «La frammentazione nel settore vitivinicolo - sottolinea Martelli - non è solo nella dimensione media delle aziende ma anche normativa. E le Doc di carta rappresentano un freno al raggiungimento dei livelli di massa critica necessari per competere sui mercati». La svolta-qualità degli ultimi decenni ha già rivoluzionato la struttura produttiva del vino italiano. Basti pensare che i vini da tavola che rappresentavano l’80% della produzione nel 1980 sono oggi al 45% mentre i vini Doc sono passati dalla quota del 10% del 1980 al 25% di oggi. «Adesso - ha concluso Martelli - occorre un ulteriore sforzo di qualificazione per far sì che dietro le etichette ci siano davvero i vini in grado di fare da "locomotiva" per il sistema».

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su