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Il Sole 24 Ore

«Doc, una riforma per semplificare». Federvini: sulle aziende il peso della burocrazia ... La burocrazia limita l’efficienza delle imprese, aumenta i costi e fa perdere in competitività. E le aziende vinicole italiane non sfuggono a questa legge. Anzi, se non si interviene al momento più opportuno - e per il vino questa opportunità è data dalla riforma della legge 164 sulle Denominazioni di origine - il rischio minore che può capitare è di vedere un sistema, fino a ieri in grande attività, dare spazio ad altri Paesi che hanno fatto dell’efficienza uno strumento di successo. Alla vigilia della presentazione del testo di riforma della legge al Consiglio dei ministri il presidente di Federvini, Piero Matroberardino scende in campo per sottolineare «l’importanza per l’Italia di disporre di una normativa che elimini riferimenti ridondanti e metta fine alla duplicazione dei controlli, mentre è benvenuto il maggiore impegno di tutti nel sostengo e nella tutela delle Doc: queste costituiscono un enorme valore aggiunto che è vanto del made in Italy». Il rappresentante degli imprenditori vinicoli auspica, infatti, che nella fase dibattimentale venga esaltato «il riferimento che fa delle denominazioni una proprietà intellettuale». La questione è di fondamentale importanza. «Così facendo - osserva Mastroberardino - viene rafforzato il principio per il riconoscimento delle Denominazione in seno alla Wto». Si tratta di un obiettivo notoriamente sostenuto dall’Italia e da tutta la Ue, ma che finora non ha avuto buona fortuna proprio per la carenza di un legame ufficiale tra le Doc e la proprietà intellettuale. Accanto alle grandi questioni di principio, Mastroberardino non sottovaluta altri aspetti, certamente più tecnici ma che costituiscono pur sempre valori essenziali per quanti fanno impresa con il vino. «Nella bozza di riforma - dice - si fa riferimento alla Conferenza dei servizi quale strumento per eliminare i duplici controlli. Il principio è sicuramente da condividere. Tuttavia è noto che anche la legge che si sta riformando contiene molti punti validi: il fatto è che buona parte di essi non hanno mai trovato pratica attuazione. Per questo penso sia più incisivo avere una legge con pochi e buoni principi, lasciando la competenza dei dettagli ad altri». Reduce da un viaggio di lavoro in Estremo oriente, dove ha concluso accordi per la distribuzione dei vini della propria azienda - la vinicola Mastroberardino è tra le più antiche del Sud Italia (1878) ed è tra i più prestigiosi produttori di vini bianchi quali Fiano di Avellino e Greco di Tufo e leader per il rosso Taurasi - il presidente di Federvini non tralascia la questione della promozione. Che «deve viaggiare su uno stesso binario: quello pubblico-collettivo e quello singolo della marca». «La competizione internazionale - osserva Mastroberardino - si fa sentire sempre di più. I nuovi Paesi vignaioli possono contare su prodotti validi e soprattutto su politiche di marketing aggressive e incisive. Il risultato è che il nostro sistema produttivo sta perdendo in competitività. Non possiamo accettare questo: ma per vincere è necessario investire in qualità e credere nella comunicazione. Bisogna farlo insieme, promuovendo il sistema Paese e il vino made in Italy; e dobbiamo farlo anche come imprese che investono nei propri marchi».

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