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Il Sole 24 Ore

Pedron (Giv): unità Federvini e Uiv. «Contro la crisi l'associazione unica di tutte le imprese» ... «L'impalcatura delle denominazioni di origine dei vini ha fatto il suo tempo, scricchiola sotto il peso della burocrazia e della concorrenza. Il dibattito di riforma della legge 164/92 si trascina da tempo senza avere prodotto granchè. È un ritardo grave, in parte alimentato dalle spaccature che esistono all'interno del settore. Queste divisioni penalizzano le imprese italiane e danno vantaggio alla concorrenza internazionale. Per questo penso che la categoria debba fare uno sforzo in più affinchè le due associazioni che ci rappresentano, Federvini e Unione Italiana Vini, trovino un dialogo che possa portare non dico a una loro fusione, ma quanto meno a una loro integrazione». Senza timori di esporsi, Emilio Pedron, amministratore delegato del Gruppo italiano vini (Giv) lancia la proposta di quell'unità che in tanti avrebbero voluto fare da tempo. Nessuno però se l'è mai sentita, soprattutto dopo che a metà degli anni Novanta un progetto di fusione tra le due associazioni naufragò miseramente su problemi nemmeno tanto strategici per il settore. «All'epoca i tempi non erano maturi e il vino italiano era in piena crescita su tutti i mercati internazionali», osserva l'amministratore delegato di quella che è la più articolata realtà vitivinicola del Paese, con decine di cantine e marchi, 63 milioni di bottiglie e un fatturato di 230 milioni di euro per il 68% realizzato all'estero. Oggi, in effetti, la situazione è ben diversa da allora, con una congiuntura economica di crisi e i consumatori che non hanno remore ad acquistare vini più competitivi, magari prodotti da Paesi dove le regole sono decisamente più aperte rispetto a quelle italiane. «Noi produttori - dice Pedron - siamo di fatto svantaggiati, perchè ingessati da regole che andrebbero attualizzate alla realtà di oggi». E ancora: «L'Italia ha fatto da tempo la scelta delle Doc. È stato un bene per la nostra viticoltura; però la legge è stata spesso disattesa o perchè incompleta o perchè sono mancati i controlli. Sono anni che sento parlare di riforma, quella riforma che Francia e Spagna hanno portato a termine in molto meno tempo. Non si può aspettare ancora. Ma attenzione, al legislatore bisogna chiedere regole uguali per tutti, e a chiedere questo deve essere un'unica organizzazione sindacale che si faccia portavoce degli interessi di tutte le imprese». I tempi dell'unità «sono maturi» e le occasioni non mancano. «In questo momento - aggiunge Pedron - ci sono due giovani che guidano le due associazioni (Piero Mastroberardino per Federvini e Andrea Sartori per l'Unione Vini, ndr ): conoscono bene il settore, hanno l'appoggio di tutte le componenti associative, hanno il vantaggio di essere aperti al dialogo e sanno che per ottenere dei risultati bisogna fare lobby, evitando di andare disuniti. L'occasione propizia è a portata di mano: la costituzione unitaria della Commissione interprofessionale che dovrà ridiscutere la politica delle Doc». Il dibattito è aperto.

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