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Il Sole 24 Ore

Consumi - I prezzi del vino iniziano la discesa: secondo i produttori il forte calo di settembre dei valori delle uve (-11,8%) si rifletterà sui costi finali. Alemanno (Politiche agricole): «Le vendite sono in diminuzione perché le famiglie hanno minore potere d'acquisto» ... Dopo aver vinto la scommessa della qualità, il vino italiano deve ora affrontare una nuova sfida: quella di un più equilibrato rapporto qualità/prezzo. I rincari eccessivi registrati da molte etichette italiane negli ultimi tempi hanno frenato non solo l'export ma anche i consumi interni. Ma, adesso, proprio dal mercato italiano potrebbero arrivare i primi segnali di un'inversione di tendenza. Secondo i dati Ismea, relativi allo scorso luglio, i consumi di vino in Italia hanno mostrato una sostanziale stabilità (-0,1%) dopo un triennio di costante calo. Per intercettare però nuove fette di consumatori la priorità ora è quella della riduzione dei listini.Anche alla luce di numerose indagini che mostrano come ci sia una minore disponibilità a spendere da parte dei consumatori. Secondo un'inchiesta effettuata dall'Ossevatorio del Salone del Vino, che sarà presentata nel corso della kermesse (dal 14 al 17 novembre, a Torino), i consumatori italiani sono oggi disposti a spendere per una bottiglia di vino un prezzo medio di 4,3 euro. Circa il 10% in meno rispetto ai 4,8 euro indicati lo scorso anno. Sul problema dei prezzi è intervenuto ieri anche il ministro per le Politiche agricole, Gianni Alemanno, auspicando un ripensamento dei listini. «La flessione dei consumi e il minor potere d'acquisto dei consumatori - ha detto Alemanno nel corso di una cerimonia al Quirinale - hanno evidenziato una limitata capacità della filiera di contenere costi e prezzi di vendita. Ma adesso, per ribaltare la flessione nei consumi, bisogna ripartire proprio dal nodo delle quotazioni». D'altra parte le condizioni "a monte" ci sono. Da tempo infatti le cifre sulle quotazioni delle uve registrano consistenti riduzioni. Secondo i dati Ismea nello scorso settembre i prezzi all'origine sono calati in media dell'11,8% rispetto allo stesso mese del 2003. Una flessione che assume i contorni del «tracollo» per i vini rossi Doc e Docg le cui quotazioni sono calate del 21,2%. Nel segmento dei Doc e Docg tengono invece i bianchi (+1,4%). Ma il calo appare invece marcato nel segmento dei vini da tavola con un calo del 12,9% per i rossi e un -9,6% per i bianchi. «Negli anni in cui il nostro settore ha macinato record - ha detto ieri, Gianni Zonin, fra i maggiori produttori italiani - qualcuno ha esagerato sul fronte dei listini. Di conseguenza, il mercato sta ora premiando i prodotti con prezzi inferiori alla media, come appunto i vini bianchi. Ma si riscontrano anche spostamenti dei consumi dalle bottiglie di pregio, come quelle Doc, Docg o "riserva", verso i vini da tavola e Igt che possono contare su minori costi di produzione e quindi prezzi inferiori. Bisogna dimostrare di saper cogliere questi mutamenti. Il vino non deve diventare un prodotto esclusivo ma restare una componente dell'alimentazione quotidiana. Per questo il nostro gruppo ha congelato i listini per il 2004 e il 2005. E di fronte a un positivo riscontro di mercato non escludo di estendere il blocco anche ai prodotti che saranno venduti nel 2006».La revisione dei listini è quindi un primo passo sulla strada del rilancio. «Il vino - ha detto il presidente di Confagricoltura, Augusto Bocchini - deve ora dimostrare di saper fare squadra e, partendo dai prezzi di vendita, avviare un progetto condiviso che consenta di rivedere e aggiornare anche le strategie di promozione e marketing».

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