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Il Sole 24 Ore

Classifiche mondiali - Prezzi alti, pochi investimenti: ecco il vino made in Italy ... È in testa alla hit parade del vino, un rosso made in Italy; ma il primato, purtroppo, è per il prezzo: ben 250 dollari per una bottiglia dell'eccellente Masseto della Tenuta dell'Ornellaia 2001. I rossi e i bianchi italiani sono sempre stati considerati a buon mercato, rispetto ai vini francesi e da poco, anche nei confronti degli australiani, ma negli ultimi anni la crescita nei prezzi è stata davvero accelerata, al punto da riscontrare non poche difficoltà con i paesi competitor.
La recente graduatoria dei top 100 di Wine Spectator's 2004 è una prova di quanto sta succedendo. Non c'è solo il Masseto, inserito al 6 prestigioso posto; anche il Barolo Bric del Fiasc 2002 di Scavino (al 4 non scherza con 105 dollari, considerato che sopra i 100 dollari ci sono solo altri tre vini, mentre ci sono moltissime presenze cilene, californiane, argentine e perfino francesi con prezzi sotto i 20 dollari a bottiglia. Sempre lontani dalla domanda del consumatore italiano, che chiede bottiglie da circa 4 euro. Che sia finita l'era dei vini francesi troppo cari? A dir il vero capita spesso ormai di imbattersi in carte dei vini dei locali italiani, dove conviene scegliere rossi e bianchi d'Oltralpe o del nuovo mondo anche perché ci sono ristoranti che praticano ricarichi del 400 per cento. Mentre negli Usa e in Australia si diffonde la moda del Byob (bringing your own bottle), ovverossia porta la tua bottiglia che il ristoratore stappa, serve nel bicchiere e se avanza ti prepara il sacchetto da portar via, facendo pagare il diritto di tappo (5 dollari). È finita l'era dell'Italia Cenerentola del vino, del bottiglione con tappo a corona, del fiasco; che sia cominciata quella dei Paperon de' Paperoni? Potrebbe essere così, visto che ci sono molti produttori che in un solo anno sono riusciti ad ammortizzare investimenti in nuove aziende, in nuove cantine e in nuovi vigneti. Non solo. Sempre meno sono gli acquisti di aziende vinicole italiane dall'estero, sempre più sono gli imprenditori nostrani a conquistare ettari in Cile, in Argentina, Uruguay, nei Paesi dell'Est dove terreni e manodopera costano meno e dove non ci sono lacci e lacciuoli (quote Ue, disciplinari di produzione, ordinaria burocrazia). Peccato però che lo stile italiano in bottiglia abbia lasciato il passo al gusto internazionale, supportato da Wine Spectator's edal guru R.Parker: ma i prezzi toccati, la concorrenza in un mercato stagnante potrebbero favorire un ritorno del made in Italy.

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