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Il Sole 24 Ore

Dalla fusione nasce una megastruttura da oltre un milione di ettolitri Illasi entra nella cantina di Soave ... L'internazionalizzazione dei mercati e la sempre più agguerrita competizione non fanno sconti a nessuno. E così il processo globalizzante che sta mettendo a dura prova la filiera vitivinicola nazionale non risparmia l'area delle cantine sociali, l'altra metà dell'enologia italiana. Gli enopoli, dopo avere rappresentato per molto tempo una sorta di area protetta per vignaioli e vinattieri attratti dalle grandi quantità, negli ultimi dieci anni ha però mietuto esempi intriganti come Giv, Cavit, Caviro che hanno di fatto nobilitato l'immagine vinicola della cooperazione. Ma si tratta pur sempre di organismi consortili di secondo grado. Ora il fenomeno va oltre, arrivando a coinvolgere direttamente le organizzazioni di base, vale a dire le cantine sociali medesime, il cui ruolo sta di fatto rinnovando il sistema alle radici.È di queste settimane la decisione della Cantina di Soave (800mila ettolitri) di accogliere sotto la propria ala i destini della Cantina sociale di Illasi (ambedue in provincia di Verona) che, nella pratica, darà vita dal prossimo luglio a uno dei più grandi poli vitivinicoli del Paese. Importanza che non sta solo nei numeri del nuovo sodalizio (1.700 viticoltori associati con 4.200 ettari di vigneti, quattro centri di pigiatura e stoccaggio, una capacità produttiva superiore al milione di ettolitri e un fatturato stimato quest'anno sui 70 milioni di euro), quanto nel fatto che il network disporrà il 34% della produzione totale di Soave e il 47% di Valpolicella, con tutta la catena di Amarone, Recioto, e poi Bardolino e Custoza. Ed è proprio questo legame con i vini tipici del territorio del Veronese la vera arma strategica di tutta l'operazione. Un aspetto che lo stesso presidente della Cantina di Soave, Luigi Pasetto, non ha mancato di sottolineare all'indomani della firma dell'accordo. «La fusione con Illasi - ha detto Pasetto, che è anche presidente di Confcooperative - ancorchè dare sicurezza e continuità di reddito agli associati, permette di accrescere le capacità operative della cantina e al tempo stesso ampliando la forza competitiva dei nostri vini sui mercati internazionali». Per la Cantina di Soave in effetti si tratta di un allargamento consistente del bacino di approvvigionamento della materia prima. Da cui derivano più chance per diversificare l'offerta, peraltro già ben articolata e che comprende vini sfusi e in confezione (30 milioni di bottiglie) di cui il 60% viene destinato ai mercati esteri. E tutto lascia supporre che la fusione con Illasi permetterà di accrescere l'area dei vini confezionati, attualmente presidiata con una pluralità di marchi tra cui si distinguono per contenuto qualità le linee Rocca Sveva, Equipe 5 e Maximilian I. Ma l'operazione maschera bene un altro elemento che è determinante nella ottimizzazione della gestione industriale, e cioè la possibilità di decidere come e quando intervenire sul mercato. A questo proposito il direttore generale della Cantina, Bruno Trentini, dice: «Il potere disporre di una notevole massa critica di prodotto ci permette di intervenire positivamente nella definizione del giusto rapporto prezzo qualità della nostra offerta e ci aiuta nel definire strategie di marketing e politiche commerciali più incisive ed efficaci».

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