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Il Sole 24 Ore

Food - Stranieri ghiotti di vino e arte ... Vino, il cibo, ovvero i prodotti tipici della tavola made in Italy costituiscono un patrimonio incredibile per l'immagine del nostro Paese all'estero. Una ricerca del Censis condotta su un campione di cittadini esteri e tendente a rilevare su una scala da 1 a 10 il valore dell'immagine del Belpaese sui mercati internazionali, ha constatato che all'apice delle preferenze ci sono le città d'arte con 9,1 punti. Subito dopo però c'è la gastronomia con 8,5, seguita da moda (8,2), arti figurative (7,6), musica (7,5), quindi lo sport (nazionale di calcio, Ferrari) e il paesaggio con 7 punti. La sintesi è che nel mondo si sta sempre più affermando un vero e proprio «stile alimentare italiano», che però è necessario tutelare e sviluppare evitando che altri ne possano minare l'efficacia con prodotti falsi made in Italy. E non è un caso se il 53,8% degli intervistati abbia dichiarato di ritenere che nel proprio paese vengono offerti cibi e vini che «sembrano» italiani, ma che in realtà non lo sono.
In questa ottica nasce il progetto Origine che l'Istituto per il commercio estero ha messo a punto a tutela del vino e dei vitigni autoctoni e che, in una seconda fase, sarà allargato anche ad altri settori. Il progetto voluto dal direttore generale dell'Ice, Ugo Calzoni, è stato illustrato ieri all'ambasciata d'Italia a Parigi alla presenza dell'ambasciatore Ludovico Ortona, a conferma del coinvolgimento delle rappresentanze istituzionali all'estero negli interessi economici del sistema Italia. L'ambasciatore ha osservato come di fatto le ambasciate abbiano sempre promosso il made in Italy nel mondo. Aggiungendo che «mentre con le rappresentanze dell'Ice ci siamo sempre mossi in sintonia sui mercati internazionali, i problemi nascono quando viene a mancare il coordinamento. Penso a quelle iniziative di enti locali di cui noi veniamo a sapere a cose fatte. È evidente che a quel punto non possiamo più intervenire».

Assistenza che il settore del vino merita non solo perché è una delle voci più attive della bilancia commerciale ( l'export nel 2004 ha superato i 14 milioni di ettolitri per 2,85 miliardi di euro), ma perché costituisce un solido fondamentale nella costruzione del valore e dell'immagine Paese. Soprattutto se si tratta di vini autoctoni di cui l'Italia è ricca e le cui peculiarità sono una prerogativa esclusiva che lega un vitigno al proprio territorio di origine; un fattore che preserva il sistema nazionale dall'attacco dei nuovi Paesi produttori.

Ed è sintomatico il fatto che ieri, mentre veniva presentato il «Progetto Origine», un importante distributore francese sia intervenuto per sottolineare come «la politica dell'internazionalizzazione dei vitigni perseguita dai produttori francesi abbia portato alla perdita di un patrimonio ormai non più difendibile». Un messaggio che i produttori di Barolo, di Aglianico del Vulture, di Verdicchio, di Nero d'Avola, di Sangiovese presenti hanno apprezzato. E sicuramente non dimenticheranno.

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