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Il Sole 24 Ore

Gallo, un brindisi vincente… L’Italia è sinonimo di buona tavola e di buon vino e non deve quindi stupire che imprenditori di origine italiana abbaino avuto grande successo in America in questo segmento di mercato. Ma nessuno ha raggiunto la dimensione, il prestigio, e l’influenza di Ernest e Julio Gallo, i dure fratelli che hanno creato la più grande casa vinicola d’America e del mondo; e pochi hanno saputo trasformare il mestiere di chef in un business basato sul culto della personalità come Mario Batali, ristoratore, autore di testi culinari nonché celebrità televisiva. La storia dei fratelli Ernest e Julio Gallo ha tutti gli ingredienti di una tipica “success story” all’americana. Figli di poveri immigranti piemontesi stabilitisi in California, i fratelli Gallo cercarono di tenere in piedi l’azienda vinicola paterna durante il Proibizionismo. Con sua abolizione, l’uscita dalla Grande Depressione e la fine della Seconda Guerra mondiale, i fratelli Gallo si lanciarono alla conquista delle fasce basse del mercato puntando su vini di qualità modesta e spesso tagliati. Una volta poste le basi di un solido business, i fratelli Gallo decisero di elevare la qualità dei loro prodotti, abbandonando l’immagine di vino da tavola a basso prezzo per le masse, impresa riuscita solo a metà. Ma i due imprenditori italo americani furono anche capaci di far crescere l’azienda con una serie di acquisizioni, di aumentare i profitti introducendo innovazioni tecnologiche – ad esempio, i recipienti per la fermentazione in acciaio inossidabile (adottati in seguito dal resto dell’industria vinicola americana) – e soprattutto di promuovere attraverso gli Stati Uniti un prodotto estraneo alla cultura di un’ampia fetta di popolazione. Oggi una bottiglia su quattro venduta negli Stati Uniti porta il marchio Gallo. Successo finanziario. Ernest Gallo, che oggi ha 96 anni, e Julio, scomparso nel 1993, sono riusciti anche a trasformare il loro successo finanziario (le cifre paralno di un fatturato di 1,3 miliardi di dollari, di ricavi per 120 milioni e di oltre 3500 dipendenti sparsi in 86 Paesi) in influenza politica, distribuendo generosi contributi ad entrambi i partiti e ottenendo in cambio diversi favori (un emendamento relativo a una tassa di successione, approvato grazie alla pressioni di Ernest Gallo, porta ancor oggi il suo nome). Il business è rimasto in famiglia, malgrado le dimensioni multinazionali dell’azienda, e oggi la Gallo è gestita da Joe, figlio di Ernest, e da due nipoti. Ma dire famiglia è forse impreciso: i Gallo sono diventati una delle prime dinastie di origine italiana in America. Nulla impedisce un simile destino a Mario Batali, “chef extraordinaire” dell’era multimediale. Mario Batali ha elevato l’arte della cucina italiana a una forma di spettacolo, trovando quindi la formula per costruire un impero economico sulle tradizioni culinarie ereditate dalla nonna. Nato e cresciuto a Seattle, dove il padre Armandino possiede una salumeria, Batali è umilmente tornato a Borgo Capanne, paese d’origine in provincia di Bologna, per completare il suo addestramento da chef. Da allora il suo successo si è fatto inarrestabile. Grazie a una personalità effervescente, Mario è diventato protagonista di ben tre show televisivi sul Food Network, un canale via cavo tutto dedicato al mangiar bene. Ogni giorno i fan che seguono ossessivamente i suoi show “Molto Mario”, “Mario eats Italy” e “Ciao America” affollano i suoi ristoranti di New York (Po, Lupa, Babbo, Esca, Otto Enoteca, Bar Jamon, Bistro du Vent, più l’enoteca italiana Wine Merchants) e comprano i suoi libri di ricette. Mario non bada alle calorie e usa largamente burro, pancetta e panna per condire una semplice pasta. Ogni volta che tira fuori il lardo dal frigo i suoi spettatori applaudono freneticamente. Dalla sua stazza di 150 chili, Mario li ha liberato dall’incubo della dieta (arretrato del 31 ottobre 2005).


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