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Il Sole 24 Ore

Barolo in castello… A Novello è in vendita un antico castello con cinque ettari e mezzo di terreno, dei quali due coltivati a Nebbiolo, l’uva nobile da cui si produce il Barolo. Prezzo richiesto: 12 milioni di euro. Novello, in provincia di Cuneo, è uno degli undici comuni che delimitano la zona d’origine del vino Barolo, “il vino dei re o anche il re dei vini” come dicono in molti. Gli altri comuni sono Cherasco, Verduno, La Morra, Monforte d’Alba, Castiglione Falletto, Diano d’Alba, Roddi, Grinzane Cavour, Serralunga d’Alba e infine Barolo, paese al centro di questa zona delle Langhe, da cui il nome del vino. Proprio i castelli rappresentano una delle tipologie attualmente più gettonate da coloro che vogliono investire sul territorio. “C’è molta richiesta – dice Beppe Musso di Internau Monferrato - perché è un’ottima maniera di investire e dormire sonni tranquilli. Il prezzo dipende dalle caratteristiche e dalle dimensioni della costruzione. Dai va da 500/600 mila euro sino ai 25 milioni, la quotazione di un bellissimo maniero sulle colline, immerso tra i vigneti, messo in vendita recentemente”. Tuttavia, il mercato immobiliare di Barolo è stabile, se non in leggera flessione, dopo l’impennata dei prezzi degli ultimi anni. Mentre sono in deciso calo – anche del 20-25% - le quotazioni dei terreni coltivati a vite, che in passato hanno raggiunto anche picchi di 500mila euro per ettaro. “Sino a un paio di anni fa – continua Beppe Musso – siamo stati chiamati a fare valutazioni impensabili: 250/300mila euro all’ettaro. Anche perché in vendita c’era poco o nulla e quel poco spesso veniva acquistato dai proprietari confinanti per allargare la proprietà. Oggi il prezzo di mercato di un ettaro di vigna Barolo è sui 100/120mila euro. Cifra sulla cui definizione finale incidono però altri fattori. Tra questi, la presenza sul terreno di un immobile o delle attrezzature necessarie alla coltivazione delle viti o alla produzione del vino”. Un calo che si deve alla crisi del settore vitivinicolo, abbastanza consistente da riflettersi sull’indotto, a partire dai produttori di botti. Quanto agli immobili, le abitazioni rurali sono ormai una rarità. Da ristrutturare sono pochissime perché negli anni passati è stato comprato il comprabile, soprattutto dagli investitori stranieri che oggi stanno battendo la ritirata – ad eccezione degli inglesi che continuano a comprare – vendendo a caro prezzo. Nei dintorni di Alba, per un casale già ristrutturato ci vogliono 2mila/2.500 euro al mq. Nei pressi di Castiglione, Monforte e La Morra il costo medio è più verso i 2.500. “Di rustici in vendita – spiega Rinaldo Muratore dell’omonima immobiliare – se ne trovano pochi. Specialmente in campagna. E quelli che si trovano sono pezzi che fanno mercato a sé, con prezzi da amatori, Ogni tanto salta fuori la cascinetta coltivata a Nebbiolo, ma allora nella definizione del prezzo conta prima di tutto la posizione della vigna. E con questo non intendo solo l’area doc. Anche all’interno di una stessa tenuta, nel Barolo, ci sono posizioni diverse: dove la neve si asciuga prima sono le migliori. La zona di Connubi, ad esempio è una di queste. Il rustico è comunque meno ricercato di un tempo. I prezzi? In campagna un rustico da 100 mq abitabile costa 150-200 mila euro. In paese, lo stesso vale la metà”. Quanto alla casa indipendente collinare e con terreno ci vogliono dai 1.500 ai tremila euro al metro quadro se già abitabile. “Se da ristrutturare invece – precisa Dario Avagnina dell’omonima immobiliare – il costo al mq si aggira sui mille euro in un sito di pregio. Tutto dipende dalle condizioni”. Una variante del prezzo, ad esempio, è costituita dagli eventuali oneri da pagare per il recupero di determinati ambienti (la stalla ad esempio). Più oneri ci sono e più il prezzo scende. In linea di massima, per un rudere si pagano 500/600 euro al mq. “Chi acquista una tenuta qui – conclude Fabrizio Saccato di Gardini Immobiliare – lo fa come prima casa e quando si tratta di seconde case, significa che il terreno viene affittato. Il consorzio del Barolo vigila sul rispetto delle regole. Si è molto battuto negli anni perché non fossero estese le aree di denominazione ed è anche molto attento a che queste vengano mantenute” (arretrato del 29 ottobre 2005).


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