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Il Sole 24 Ore

La storia - E José canta Sicily con la Donnafugata wine band … E’ stata la canzone di aapertura. E il bis: Sicily, di Pino Daniele. Con quella frase: “Un posto dove la gente sa che finalmente è giunto il tempo di cambiare”. Al microfono lei, José Rallo, imprenditrice siciliana del mondo dei vini, per due sere stella del tempio del jazz di New York, il Blu Note. Sui tavoli, bottiglie del suo Donnafugata, per unire degustazioni e musica. “Abbiamo fatto sempre il tutto esaurito”, racconta la Rallo, che dopo l’exploit nella Grande Mela porterà la band Donnafugata Music Wine a Shangai e Pechino, a fine marzo. E poi a Roma, mentre da Mosca fioccano le richieste. “E’ un modo nuovo di proporre il nostro prodotto, il vino, con la musica, due linguaggi universali. Portando all’estero il made in Italy e il made in Sicily”, continua. Una formula di marketing sicuramente singolare, con l’imprenditrice sulla scena, grazie ad una bella voce di natura, esercitata nel coro della parrocchia e dell’università, poi raffinata con due anni di scuola di canto. Un’intuizione di Josè, da sempre appassionata di musica, che ha trovato un supporter nel marito, Vincenzo Favara, sul palco anche lui, alle percussioni.
E pensare che all’inizio degli anni ’80, quando è nato, il marchio Donnafugata agli americani non era piaciuto: troppo lungo per un popolo che ama la sintesi e gli acronimi,lontano mille miglia dal mondo dei Gattopardi. “Il nome l’abbiamo scelto in famiglia; le vigne sono vicino al palazzo di Donnafugata, quello del Gattopardo. Abbiamo voluto un legame con la nostra terra”, continua la Rallo. Donnafugata, cioè Donna in fuga: e sull’etichetta dei vini c’è la testa di una donna con i capelli al vento. Uno strappo alle regole questo simbolo al femminile, in una Sicilia dove di parità non si sentiva ancora parlare. Ma nella famiglia di Josè le donne sono state sempre in prima fila madre, Gabriella, aveva ereditato un’azienda vinicola ed è stata la prima donna della zona a mettersi i pantaloni e ad andare nelle vigne. Lei, Josè, è entrata in azienda nel 1990, dopo una laurea in economia al S.Anna di Pisa e dopo alcuni anni passati a lavorare in società di primo piano come Arthur Andersen, in giro per il mondo.
Primo impegno, introdurre le nuove tecnologie della rete e potenziare il controllo di gestione. L’impresa era ad un punto di svolta, con una crescita tumultuosa. Un passo indietro: nel 1983 è stato fondato il marchio Donnafugata, nella tenuta della madre. Il padre, Giacomo, aveva il 25% dell’azienda di famiglia, la Rallo, produttrice di Marsala. All’inizio degli anni ’90 decide di rilevare tutta la società, arrivata alla quinta generazione.
Quindi in quel periodo si avvia l’organizzazione dell’azienda, come è oggi: a Contessa Entellina le vigne e la prima trasformazione, a Marsala le cantine. Aumentano i dipendenti: oggi sono 35, più altrettanti stagionali, per quasi 15milioni di euro di fatturato (la crescita 2006 già si prospetta a due cifre). Tra amministrazione, marketing di vino e visite alle cantine. E c’è il progetto di aumentare l’offerta turistica, magari con un resort. Azienda e famiglia: “la presenza delle donne nel mondo del lavoro ormai è diffusa e preziosa. Per una donna imprenditrice può essere più agevole organizzare i propri tempi. Credo che sia proprio questo un fattore che rende difficile l’ingresso delle donne nella politica: servirebbero più servizi, oltre alle quote rosa, per dare una spinta”. Forse in futuro dovrà viaggiare di più: per crescere si punta ad aumentare l’export, ora solo al 20% del fatturato, anche se Donnafugata si beve in 40 Paesi. Ma i figli crescono. E poi l’azienda non avrà rivoluzioni: “vogliamo andare avanti a piccoli passi, senza snaturare l’identità del nostro prodotto, che deve restare unico”. (arretrato de Il Sole 24 Ore del 5 marzo 2006)

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