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Il Sole 24 Ore

Stile italiano - Vinitaly, Sugli scaffali i vini ... Lo chiamano già il "vino della grande distribuzione" e all'apparenza non ha niente che lasci pensare a qualcosa di diverso. Ha infatti gli stessi colori bianco, rosso o rosato e le confezione sono le stesse "renane", "bordolesi" e "albesi" che imbottigliano da sempre tutti gli altri vini. Anche il prezzo - da 2,99 a 3,99 euro la bottiglia - non si discosta molto dai comuni valori a scaffale di un qualsiasi punto vendita della penisola. Eppure una differenza c'è, e sta stampata in etichetta. Anzi in contro etichetta, come ha deciso di fare il gruppo Pam-Panorama, un player nazionale della distribuzione moderna italiana che in occasione del VinItaly ha lanciato a propria firma il "progetto vini del territorio".

Che si avvale della collaborazione delle cantine di produzione e della consulenza della Scuola di enologia di Conegliano diretta dal professore Antonio Calò. Più di un milione e mezzo le bottiglie che si prevede di vendere quando il progetto sarà a regime. Una previsione che probabilmente va letta per difetto, considerando la penetrazione del gruppo sul territorio e l'ampia fascia delle etichette disponibili. Che riportano ad alcune tra le migliori zone viticole del Paese e ai rispettivi vini Doc, Docg o Igt o semplicemente tipici di quel territorio. Ci sono i piemontesi Barolo, Barbaresco e Barbera, gli altoatesini Müller Thurgau o Gewuztraminer, fino al Primitivo di Puglia o al Nero d'Avola della Sicilia. Tante referenze offerte da fattorie di fantasia, ma sottoscritte e quindi garantite dal nome del gruppo della distribuzione, nonchè da quello del produttore-imbottigliatore che per l'occasione viene riportato per esteso, a evidenziare il forte legame instaurato tra la catena Gdo e il produttore.

Bepi Zerbo, manager del gruppo veneziano, dice: «L'iniziativa che abbiamo avviato è fatta unitamente a un gruppo di qualificati produttori di diverse regioni italiane (Fratelli Giacosa del Piemonte, Cantina di Cormons del Friuli, Cantine di Bolzano, le Cantine Mottura in Puglia) e al coinvolgimento scientifico dell'Istituto sperimentale di enologia di Conegliano a cui compete controllo e certificazione del processo. Si tratta di vini della migliore qualità possibile e vengono garantiti in tutto e per tutto dal nostro gruppo».

L'iniziativa Pam è certo la prima in questo senso. Ma non è l'unica, poiché già circolano anticipazioni sull'arrivo di una linea di vini firmati dal gruppo francese Carrefour. I responsabili della catena per il momento non intendono confermare, ma fonti qualificate sostengono che il varo del colosso francese non dovrebbe tardare molto. Ma non tutte le catene sono in sintonia con questa politica delle private label in cui compaia anche il nome del distributore. «Per quanto ci riguarda - spiega il direttore acquisti del gruppo Metro, Andrea Colombo - sappiamo che almeno il 50% della nostra clientela è fatta di ristoratori e baristi, vale a dire operatori che acquistano vini di tutte le fasce e prezzi e, nel caso di vini a marchio privato, preferiscono che le bottiglie non abbiano alcun riferimento al nome della catena distributiva. Di qui la nostra scelta di avere marchi privati di proprietà ma, appunto, senza coinvolgimento di Metro in etichetta».

D'accordo con Metro è Stefano Pesenti, buyer della catena Auchan che è stato tra i primi in Italia a lanciare una propria etichetta con un produttore siciliano (Accademia dei Racemi con il quale ha fatto un Nero d'Avola che ha vinto anche diversi premi), ma senza coinvolgere il marchio del gruppo.
E i produttori? Favorevole Antonio Cocci, presidente del gruppo marchigiano Casato. Ma per Antonio Motteran della Carpenè Malvolti e Lamberto Gancia «la questione non è se la Gdo può o no fare vino, quanto quello di sapere se loro sono disposti a dare al consumatore le stesse garanzie che assicurano le imprese di produzione, che con il proprio nome si assumono tutti i relativi rischi d'impresa».

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