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Il Sole 24 Ore

Moretti, rossi a 5 stelle ... È uno dei maggiori produttori di bollicine italiane, ma a casa sua si beve vino rosso anche con il pesce. Così preferisce la moglie Mariella, compagna di vita da 39 anni, l'unica a cui non riesce a dire no. Per tutti gli altri Vittorio Moretti, sessantacinquenne dai molteplici interessi, è un capitano d'impresa ruvido e geniale. Esigente e severo anche con le tre figlie, chiamate a ricoprire ruoli di rilievo nelle disparate attività della holding di famiglia. Dei bresciani ha la concretezza laboriosa, ma è uno che sa vivere. Se così non fosse non avrebbe investito gli ingenti guadagni dell'attività principale - l'edilizia - nella produzione di vini e barche da regata, la costruzione di campi da golf e gli alberghi di lusso. Quando si lancia nella costruzione di prefabbricati, nel '67, pochi scommetterebbero sulle potenzialità di questo business, ma pochi anni dopo lui già pensa a diversificare, acquistando terreni in Franciacorta. «Avevo costruito qualcosa per Zanella (il proprietario della casa vinicola Cà del Bosco, ndr) - racconta - e mi sono reso conto che questo territorio sarebbe esploso. Sono andato in Champagne a imparare qualcosa sulla vinificazione. C'erano i famosi torchi Marmonier per le pigiature soffici: quando sono tornato ho preso due pistoni da una delle mie presse per l'alluminio e me li sono costruiti da solo». Nel '76 è stata avviato Bellavista, il marchio top di Moretti in Franciacorta: oggi vende più di un milione di bottiglie e fattura quasi 13 milioni di euro. C'è Moretti dietro alla creazione del consorzio della Franciacorta ed è ancora lui, nel '91, ad acquistare altri terreni per strapparli alla speculazione destinata ad ammazzare i marchi di qualità della zona. È la nascita della seconda cantina, Contadi Castaldi, oggi famosa per il Satèn, il vino scelto da Miuccia Prada per battezzare Luna Rossa nella sfida di Coppa America. Determinato come quando frequentava le scuole serali per diventare perito edile e già pensava in grande, apre il golf di Franciacorta (18 buche che presto saliranno a 27) e il Relais & Chateau L'Albereta. «Ero a pranzo con Gianni Brera quando chiesi a Marchesi di darmi una mano a trovare un giovane chef in gamba, in grado di procurare all'Albereta una stella Michelin in poco tempo: Gualtiero non ci pensò su un attimo e mi disse, ci vengo io. Così le stelle furono subito tre». A Moretti piacciono i soci di peso. Quando ha deciso di mettersi a fare un vino rosso importante ha chiamato Mario Botta e si è fatto costruire una cantina in Val di Cornia dove oggi arrivano in pari misura amanti del vino e appassionati di design. Un investimento importante, quello in Toscana, da oltre 30 milioni di euro, dieci dei quali solo per la cantina a forma di grande occhio sulla collina. Il know how non mancava: l'impresa edile è specializzata nella realizzazione di super cantine, ne ha costruite più di 120, le ultime in Piemonte per Cinzano, e in Sicilia per Donnafugata. La prossima sarà ancora per le aziende di famiglia, in Maremma, dove in società con la Wiish del genero Martino de Rosa ha ristrutturato un'antica riserva di caccia del granduca di Toscana a La Badiola. Qui si farà vino, ci sarà un campo di golf, sono già attivi un relais con 33 stanze e un ristorante gestito dallo chef francese Alain Ducasse, socio al 49 per cento. Vino, golf, alberghi di lusso. Un'attività edilizia da circa 49 milioni che vale il 68% del giro d'affari della holding appena costituita su suggerimento dello Studio Ambrosetti. Potrebbe bastare, invece no. Ci sono ancora i maxi yacht a vela di Maxi Dolphin, cantiere aperto da Moretti nell'86 per costruirsi una barca da regata, oggi pronto ad entrare nel segmento del motore. Tra Marchesi e Ducasse dice di non saper scegliere. Svicola su Chenot, alle cui cure disintossicanti si affidano tanti vip, con sede a Merano e appendice all'Albereta. Anche Moretti si sottopone ai suoi menù draconiani. Ma forse, come l'amico Luciano Pavarotti, ha trovato il modo di sgarrare senza essere scoperto. (arretrato del 18 aprile 2006)
Autore: Fernanda Roggero

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