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Il Sole 24 Ore

Rotta su India e Messico ... Nello scenario globale del vino non esistono solo i «produttori emergenti» come Australia e Cile. Paesi che stanno guadagnando spazio e quote di mercato all'estero a scapito dei leader storici, ovvero Francia e Italia. Ma ci sono anche i «mercati emergenti», quelli su cui scommettono proprio i vigneron tradizionali per mantenere le posizioni di leadership e dribblare la sempre più pressante concorrenza internazionale.
È così che, nel tempo, l'export di vino made in Italy, in passato concentrato prevalentemente in Europa, con la locomotiva Germania che ne assorbiva enormi quantità, ha differenziato gli sbocchi. Il primo passo è stato fatto negli Usa, mercato sul quale l'Italia ha guadagnato spazio fino a raggiungere (nel 2002) la posizione di principale fornitore scalzando così la Francia. Più recentemente, quando negli Stati Uniti si è rafforzata la presenza dei produttori del Nuovo Mondo, le aziende italiane hanno focalizzato la loro attenzione su altre aree nelle quali si andavano affermando i consumi di vino.
Agli sviluppi dei mercati più promettenti sarà dedicata una sessione del 61° Congresso di Assoenologi (l'associazione degli enologi ed enotecnici italiani) che apre i battenti domani a Ischia. In particolare, gli interventi del presidente di Federvini, Piero Mastroberardino e di Vittorio Frescobaldi, della Marchesi de' Frescobaldi, saranno focalizzati sulle prospettive e sui punti critici del mercato indiano (sul quale le vendite italiane aumentano da cinque anni al ritmo del 23% l'anno) e di quello del Messico. Ma grande attenzione sarà dedicata anche ai Paesi dell'Est europeo, come Repubblica Ceca e Ungheria, nei quali le vendite di etichette made in Italy sono cresciute nell'ultimo anno rispettivamente del 51 e del 30 per cento.
«L'Italia - spiega il direttore dell'Assoenologi, Giuseppe Martelli - esporta il 90% del vino in soli 11 Paesi. Segno inequivocabile che lo sviluppo passa dalla capacità di diversificare gli sbocchi intercettando nuove fette di consumatori». Le prospettive, d'altro canto, sono positive. Secondo l'Istat, infatti, nei primi tre mesi del 2006 l'export di vino italiano ha messo a segno un progresso dell'8,8% in valore e del 16,9% in quantità.
«Un risultato - conclude Martelli - sul quale incidono sempre di più gli incrementi a due cifre fatti segnare da Paesi come Russia, Canada e Corea del Sud. Mercati sui quali le vendite delle nostre bottiglie sono sempre meno episodiche e stanno raggiungendo quantità e valori significativi». (arretrato del 6 luglio 2006)
Autore: Giorgio Dell'Orefice

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