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Il Sole 24 Ore

I vini Bolla tornano italiani, Giv tratta l’acquisto degli stabilimenti con gli americani di Brown-Forman ... La casa vinicola Fratelli Bolla di Verona fa rotta verso il Gruppo Italiano Vini (Giv). Che, dopo aver chiuso - si fa per dire - la campagna acquisti al Sud (Rapitalà in Sicilia, Castello Monaci in Puglia, Terre degli Svevi in Basilicata, si appresterebbe ad annettere gli asset di una delle più antiche (1883) e blasonate aziende di vini classici del Veronese. Il condizionale è d’obbligo per mancanza di conferme ufficiali: i responsabili dei due network preferiscono trincerarsi dietro un diplomatico no comment, senza per questo smentire l’esistenza di trattative relative al passaggio di mano della sede Bolla di Verona, una grande villa neo-classica con 5mila metri di giardino a ridosso di Piazza Bra, e i due stabilimenti di Soave e Pedemonte in Valpolicella. Dove la Fratelli Bolla produce 15 milioni di bottiglie per il 92% esportate, generando ricavi per 43 milioni di euro.

Secondo fonti della businnesw community d’oltre Atlantico, però, un’intesa sarebbe già stata definita tra il vertice del Giv e quello della statunitense Brown-Forman Corporation, la multinazionale degli spirits (2,7 miliardi di dollari) che produce marchi famosi come il bourbon Jack Daniel’s e che da una quindicina d’anni controlla la Fratelli Bolla. Da quando cioè, gli eredi della famiglia fondatrice decisero di separarsi per intraprendere nuove strade del Trevigiano (Spumanti Valdo) e in Maremma (Poggio Verrano).

Nella sostanza, l’operazione prevedrebbe per il Gruppo Italiano Vini l’acquisizione degli asset immobiliari (stimati sui 30 milioni di euro), e la titolarità della produzione dei vini firmati Fratelli Bolla. Agli americani resterebbe il marchio e l’esclusiva della distribuzione nei principali mercati del mondo ad esclusione dell’Europa continentale. Di pertinenza del Giv.

Le trattative sarebbero decollate alcune settimane fa, quando cioè il Ceo del colosso Usa, Paul Varga, ha dato il via a un piano di riorganizzazione del proprio gruppo, integrando in una sola le due attuali divisioni (spirits, wine) operative.

Il progetto prevede, da un lato, la cessione dei cespiti fondiari (300 ettari di vigneti della tenuta Fetzer, in California e i due stabilimenti Bolla in Italia) e, dall’altro, la focalizzazione nel core businnes delle vendite.

L’esatto contrario di quanto sta facendo Constellation, il principale gruppo di wine & spirits del mondo che è invece alla ricerca di vigneti nelle aree più pregiate del mondo (Ruffino in Italia). Per il Giv (1.500 ettari di vigneti, 70 milioni di bottiglie per il 65% esportate, un consolidato di 257 milioni di euro nel 2005 e quindici grandi marchi di vini (tra cui Nino Negri, Lamberti, Melini, Bigi, Santi Conti Formetini), l’operazione Bolla oltre a consolidare la leadership vinicola nazionale (la produzione salirebbe a 85 milioni di bottiglie), migliorerebbe il grado di penetrazione sui mercati internazionali, rafforzando l’alleanza che la vede alleata di Brown-Forman dal 1987.

Da quando il gruppo guidato da Rolando Chiossi e Emilio Pedron fu tra i primi a reagire alla crisi del mercato del vino di quell’anno. Acquistando dal Credito Svizzero per 35 miliardi di lire di allora un network che oggi varrà, per difetto, almeno dieci volte tanto. (arretrato de Il Sole 24 Ore del 5 luglio 2006)

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