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Il Sole 24 Ore

Sulla riforma del vino la filiera fa quadrato. Critiche sulle estirpazioni, manca un piano per la promozione ... Una proposta piena di contraddizioni. La filiera del vino made in Italy respinge in modo netto le ipotesi avanzate dalla Commissione europea per la riforma delle regole di mercato del vino e ne chiede una profonda revisione. E’ quanto emerso dagli “Stati generali della vitivinicoltura italiana”, la giornata di riflessione voluta dal Ministero delle politiche agricole, Paolo De Castro, per promuovere il confronto tra i rappresentanti del vino e arrivare alla definizione di una posizione italiana. Dal confronto sono emerse innanzitutto le osservazioni critiche su una bozza che punta a ridimensionare l’offerta di vino di minore qualità promuovendo una massiccia estirpazione dei vigneti europei e cancellando le distillazioni.

Contemporaneamente prevede l’eliminazione (a partire dal 2013) del divieto di impianto, nonché un via libera all’import di mosti dai Paesi terzi e alla loro miscelazione con i prodotti Ue. “Siamo convinti che le proposte vadano riviste - ha detto il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni -. Per raggiungere davvero l’obiettivo di ridurre l’offerta di minore qualità le estirpazioni vadano indirizzate verso gli impianti meno adatti a produrre per il mercato”. “Prevedere le estirpazioni e contemporaneamente la possibilità di vinificare mosti importati - ha aggiunto il presidente dell’Unione Italiana Vini, Gianni Zonin -, fa sorridere. Il rischio è infatti che la minore produzione dovuta alle estirpazioni verrebbe sostituita da mosti extra-Ue che, potendo essere miscelati con quelli comunitari, sarebbero “europeizzati”. Nessuno invece ha considerato come, vietando il ricorso allo zucchero per l’arricchimento dei vini, la produzione Ue si ridurrebbe istantaneamente di 10 milioni di ettolitri. E questo ridimensionerebbe la necessità di estirpare i vigneti e distruggere le eccedenze”.

“Bruxelles punta a rinforzare la competitività del vino europeo - ha aggiunto il presidente di Fedagri/Confcooperative, Paolo Bruni - con una ricetta troppo rigida che rischia di mancare gli obiettivi”.

Altro punto di debolezza del progetto presentato dalla Commissione è l’assenza di misure per la promozione. “Quando c’è una quota della produzione che non trova sbocchi - ha spiegato il presidente di Federvini, Piero Mastroberardino - prima di pensare a cancellarla bisognerebbe chiedersi come si possono allargare gli spazi di mercato. La proposta Ue fissa obiettivi di sviluppo ma per raggiungerli propone solo misure distruttive”.

Dagli “Stati generali” è emerso quindi un confronto serrato che il ministro De Castro ha giudicato molto positivo. “Mentre a livello Ue proseguono gli incontri per creare un fronte mediterraneo in grado di recitare un ruolo di primo piano nel negoziato - ha spiegato il ministro - è poi fondamentale definire in maniera chiara gli obiettivi dell’Italia. Le priorità che poi dovranno essere difese da tutta la filiera quando, a partire da settembre, le trattative entreranno nel vivo. Solo con una posizione chiara e condivisa avremo chance di spuntare risultati concreti a un tavolo che dal prossimo anno vedrà riuniti 27 Paesi membri”. (arretrato de Il Sole 24 Ore del 22 luglio 2006)

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