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Il Sole 24 Ore

Chiusa in tribunale la saga dei fratelli Garavoglia ... Un risarcimento di 100 milioni a Maddalena...
“Eccesso di potere” della maggioranza ai danni della minoranza, un comportamento dietro il quale si nasconde una condotta abusiva. Con questa motivazione la VIII sezione del Tribunale civile ha messo la parola fine alla saga familiare della Campari, condannando il presidente del gruppo Luca Garavoglia, insieme alla sorella Alessandra e alla madre Anna Rosa Magno (assistiti dai legali Franzo Grande Stevens, Alessandro Pedersoli e Giuseppe Lombardi), a risarcire l’altra sorella, Maddalena Garavoglia (assistita dagli avvocati Marco Janni, Carlo D’Urso e Paolo Pecorella con consulente Guido Rossi) per l00,12 milioni di euro.
Una vicenda che si trascina da una decina di anni, sfociata nella denuncia presentata a fine 2000 da Maddalena Garavoglia. La quale ha sempre sostenuto che l’aumento di capitale delle holding di famiglia (la Fincorus e la Fineos), inizialmente di 200 milioni di lire elevato a 50 miliardi e 200 milioni di lire, deliberato nel 2000, altro non era che una manovra orchestrata per estrometterla e indurla alla cessione della sua partecipazione indiretta pari al 23 per cento all’Ubs, in quanto lei non era in grado di sostenere l’esborso finanziario.
Il fratello e la madre hanno sempre negato ogni responsabilità sostenendo che si è trattato di una sua libera scelta. A dare ragione a Maddalena Garavoglia, secondo il giudice, ci sono le lettere riservate sequestrare dalla procura di Milano nell’ambito del procedimento penale promosso contro il presidente della Campane Anna Rosa Magno per false comunicazioni sociali e truffa ai danni proprio di Maddalena: entrambi sono ora a giudizio e questa mattina si tiene l’udienza davanti ai giudici della terza sezione penale.
In quelle lettere si parla dell’aumento di capitale, definendolo uno “squeeze out”, ovvero un’operazione finanziaria volta ad eliminare gli azionisti di minoranza. “Maddalena Garavoglia
- si legge nelle comunicazioni avvenute tra gli uffici italiani dell’Ubs e quelli svizzeri per ottenere l’autorizzazione - non ha un soldo e suo fratello si appresta ad approvare un aumento di capitale allo scopo di azzerare la sua quota”. Dopo l’aumento di capitale delle holding di famiglia, Maddalena Garavoglia passò infatti dal 40,71% allo 0,31% in Fineos e dal 21,71% allo 0,16% in Fincorus. Le indagini hanno accertato che a rilevare le quote di Maddalena fu l’Ubs, la quale inseguito le girò alla Nomen fiduciaria riferibile alla famiglia Garavoglia. Azioni che attraverso un complesso giro di società lussemburghesi vennero cedute dall’Ubs alla Campari consentendo di elevare dal 40,4% al 51% la partecipazione dei Garavoglia nella società: “Una concatenazione di eventi e di atti - scrive il giudice - volti a danneggiare l’attrice ed estrometterla di fatto dal gruppo”.
Dopo la decisione del giudice, un portavoce della famiglia Garavoglia ha dichiarato: “L’unico obiettivo che la famiglia Garavoglia si è sempre posta in tutti questi anni è assicurare lo sviluppo e la crescita del Gruppo Campari. Questo contenzioso con un ex socio - che non ha più nulla a che fare con il gruppo, in quanto molti anni fa ha ceduto la totalità delle proprie partecipazioni - è un fatto esclusivamente privato e non tocca in alcun modo, neppure indiretto, il Gruppo Campari. (..) I legali della famiglia - conclude il comunicato - continueranno a battersi fino al ristabilimento completo della verità in tutte le sedi”.

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