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Il Sole 24 Ore

Filiera da ripensare, pesa l’effetto della Pac ... Nel 2006 produzioni in calo - Caprai: “Scelte coraggiose”... È un comparto al bivio quello dell’agricoltura in Umbria. I vincoli imposti dalla nuova Pac di Bruxelles stanno avendo ripercussioni forti su un territorio dove il settore primario sta cercando con difficoltà un processo di diversificazione. Anche nel 2006 il valore aggiunto del comparto sarà negativo (-3%) dopo un 2005 da dimenticare. Secondo il rapporto della Banca d’Italia, anche le condizioni climatiche meno favorevoli rispetto all’anno precedente hanno determinato una drastica riduzione della resa per ettaro. Il calo delle quantità ha riguardato soprattutto le coltivazioni industriali (-14,4%) e arboree (-12,1%). Ma l’impatto più pesante sull’agricoltura umbra è stato determinato dai nuovi indirizzi della politica agricola comunitaria che hanno provocato la contrazione dei quantitativi di barbabietola (-27,8%) e di tabacco (-4,1%).
Inferiore, rispetto all’anno precedente (-7,4%) anche la produzione vinicola, che resta però sempre di ottima qualità, nonostante le condizioni climatiche non ottimali in prossimità della vendemmia. La strada scelta dalle aziende è quella della qualità e dell’eccellenza: la valorizzazione delle produzioni locali per restare competitivi sul mercato. Questo spiega la crescente richiesta sul mercato di lenticchie di Castelluccio, del prosciutto di Norcia e del vitello ne oltre all’olio Dop. Il prodotto di punta dell’Umbria resta comunque il vino. Quest’anno la vendemmia ha garantito una buona qualità. Tra i vini più rinomati negli ultimi anni c’è il Sagrantino di Montefalco e l’azienda Arnaldo Caprai Srl ha contribuito al suo rilancio. Con una produzione totale pari a 750.000 bottiglie, per 136 ettari vitati, ha realizzato nel 2005 un fatturato di 5,4 milioni, di cui un 40% destinato all’export in 30 diversi Paesi nel mondo. “Ma se ragioniamo su scala regionale dobbiamo ammettere che siamo ancora in una fase di stagnazione e fermi rispetto all’economia delle imprese. Al di là di alcune punte di eccellenza - afferma Marco Caprai - occorre rivedere il grosso della produzione umbra. E' necessario saper qualificare le scelte, concentrare gli investimenti, porsi degli obbiettivi con razionalità e saperli raggiungere. La strada deve essere quella dell’accorpamento delle proprietà, dell’abbattimento dei costi di produzione e più in generale della ridefinizione di una nuova strategia per il vino umbro”.
La quota tutelata da marchi (Doc e Igt) è pari al 69% del totale ed è superiore di molto alla media nazionale confermando quindi la scelta orientata nel senso della qualità. In calo, invece, le quantità di olio di oliva prodotte con il miglioramento del livello qualitativo che ha favorito la ripresa delle quotazioni. A determinare un appesantimento delle condizioni economiche di chi opera in campagna è stato, secondo la Cia, da un lato un abbassamento dei prezzi pagati agli agricoltori, dall’altro un aumento dei costi specie per l’approvvigionamento energetico. Ma elementi di criticità, come afferma il presidente, Antonio Sposicchi, “sono derivati anche dalla riforma della politica agricola comunitaria con l’applicazione del disaccopiamento totale degli aiuti, dalla riforma di importanti organizzazioni comuni di mercato (barbabietola da zucchero, tabacco), dalla sempre più pressante attenzione per la sicurezza alimentare, spesso attuata con costi aggiuntivi per le imprese agricole”. A richiamare il momento di profonda trasformazione che sta vivendo il settore agricolo, dove al centro viene posta la capacità dell’azienda di sapersi rinnovare, è il presidente della Confagricoltura, Guido Vivarelli Colonna, “poiché gli agricoltori - ha detto - oltre che gli attori principali sono anche i primi difensori del territorio rurale”. Sarà forse il Piano di sviluppo rurale 2007-2013, con risorse pubbliche per 750 milioni, a cercare di dare slancio al territorio.

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