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Il Sole 24 Ore

Moscato per tutti i palati ... Torna per un battibaleno sulle tavole natalizie, quasi a far coppia con il compagno stagionale di sempre: il panettone. Purtroppo, tra i vini dolci, è trascurato, snobbato molto spesso, sconosciuto nelle sue diverse varietà. Questa è la carta d’identità del moscato, anzi dei moscati d’Italia perché, a dir il vero, sono tanti e, negli ultimi tempi, spuntano come i funghi, rivendicando territorialità inedite, quali il moscato di Saracena, in Calabria, dove un paio di viticoltori cercano di salvarlo dall’estinzione.
Tra l’altro sul vitigno “moscato”, come si e vince dal testo Vitigni d’Italia (di Calò, Scienza, Costacurta, Il Sole-24 Ore Edagricole, Milano, pagg. 920, € 99,00) c’è sufficiente confusione, poiché sono tanti i vini che riportano questa dicitura. Comunque sia, vengono definite “moscato” diverse varietà di uve bianche aromatiche che permettono la produzione divini che conservano il bouquet e il gusto tipico dell’uva stessa. I più importanti di questa famiglia sono i moscati bianchi, chiamati anche d’Asti o di Canelli, di Terracina o di Trani, Moscadello o Moscatello di Montalcino. In questa “squadra” si può inserire pure il moscato di Noto, mentre quello di Pantelleria deriva dal moscato d’Alessandria. Poi ci sono il moscato di Siracusa e il moscato di Cagliari, di Tempio e di Sardegna. La famiglia dal bianco si allarga al giallo, un vino che trova un’importante valorizzazione in Trentino Alto Adige (chiamato .pure Goldmuskatteller), territorio vocato anche per il moscato rosa, ma anche in Veneto con il «fior d’arancio». Una segnalazione particolare corre al raro «moscato di Scanzo» (territorio della provincia di Bergamo), vitigno autoctono (Doc Valcalepio moscato di Scanzo passito), con un ristretto numero di produttori per circa 40mila bottiglie (tra le aziende da segnalare: il Frances di Marchesi Valentino, la Berlendesa e il Cipresso).
Oltre al panettone, i moscati passiti sono pure da sposare coni formaggi e, in alcuni casi al foie gras (il moscato rosa dell’azienda Giorgio Grai) e qualche vendemmia tardiva, magari con piatti a base di salmone (moscatello di Montalcino vendemmia tardiva dell’azienda Poderina), oppure il moscato giallo trentino di Gaierhofo quello Vinalia della Cantina Gries-Bolzano. Con piatti particolari a base di selvaggina e salse speziate può trovare buona compagnia pure il moscato rosa di Franz Haas. Per il matrimonio con il panettone, la scelta può essere davvero vasta: il moscato d’autunno e il moscato d’Asti di Saracco, Asti la Selvatica e Asti La Galeisa di Dogliotti, il moscato d’Asti Aureum di Boroli, il moscato d’Asti Vigna senza nome di Braida, l’Asti De Miranda (metodo classico) di Contratto.
Tra i moscati passiti piemontesi da abbinare ai formaggi: il moscato oro passito de La Spinetta, il Loazzolo Vendemmia tardiva Piasa Rischei di Forteto della Luja; il moscato di Chambave de la Crotta de Vigneron (Valle d’Aosta). Quindi i siciliani: moscato di Noto di Pianeta, il moscato di Siracusa di Pupillo, il moscato passito di Pantelleria Muegges di Murana. E per finire il giro dei moscati una segnalazione al molisano Apianae, di Di Majo Norante, un vino piacevolissimo, fresco e delicato. Sine qua non.
(arretrato de Il Sole 24 Ore del 17 dicembre 2006) 

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