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Il Sole 24 Ore

Roma chiede alla Ue di riaprire il «caso Tocai» ... Roma coglie l’attimo e riapre la partita sul futuro del vino Tocai, bianco di impareggiabile sapidità che da secoli è prodotto da eroici vignaioli del Nord-Est d’Italia. Ma un improvvido regolamento Ue del ‘92, contestato dall’Italia, recita che dal primo aprile prossimo quel nome sarà esclusiva riserva dei produttori ungheresi. Che il Tokai lo fanno dolce e, come dimostrato dal collegio di difesa, da epoca più recente rispetto ai friulani. L’attimo è quello colto dal ministero delle Politiche agricole che, sfruttando un imprevisto giudiziario sollevato dal Tar del Lazio presso la corte di Giustizia Ue, ieri ha chiesto formalmente alla Commissione di Bruxelles di autorizzare l’Italia a usare il nome Tocai oltre la scadenza del 31 marzo 2007. Comunque fino a quando l’organo giudiziale dell’Unione europea non sentenzia sulla richiesta del tribunale amministrativo italiano.
 È un fatto che il Tar non più tardi di una settimana fa ha sospeso l’iter per il riconoscimento del nome Friulano, proposto in sostituzione di Tocai. Di qui il ricorso alla corte di Giustizia. Ma con una tempestività che ha dell’incredibile, fonti della Commissione hanno fatto sapere ieri che sulla questione Tocai non si torna indietro, ribadendo che il 31 marzo 2007 resta una data immodificabile. Aggiungendo anche che per l’Italia val bene il toponìmico Friulano. Ora è comprensibile che a Bruxelles qualcuno non sapesse ancora della lettera di Roma, ma arrivare persino a “sentenza” proprio non è cosa. Tanto più che a Lussemburgo non c’è da discutere del ricorso del Tar del Lazio, certo ancora fresco d’inchiostro, ma dove pendono procedimenti aperti e che vedono come parti in causa lo Stato italiano, la Regione Friuli-Venezia Giulia, le Cantine sociali, la Confcooperative. Tutti attori contro il regolamento del ‘92 quand’anche contro l’operato stesso della Commissione Ue.
Ed è proprio alla volta di Bruxelles che il presidente del collegio di difesa italiano, il professore Fausto Capelli di Milano, invita a evitare di anticipare sentenze che certo non può pretendere. Capelli, osserva che «la Commissione Ue nell’accettare il rinvio metterebbe fine a un sopruso che la stessa ha compiuto ai danni dei produttori friulani». E ricorda che «il tribunale di primo grado è impegnato ad emettere una decisione interlocutoria entro il 31 dicembre di quest’anno in almeno due dei procedimenti pendenti» presso la Corte di giustizia.
D’altra parte tanto in Friuli quanto a Roma forte sembra essere la volontà a non rinunciare ad affermare i propri diritti. Tanto più se questi diritti sono tutelati dalla normativa Ue. Che con l’Accordo Trip’s riconosce a tutti i Paesi membri, nuovi e vecchi, il diritto inalienabile all’uso nel proprio Paese di una denominazione di prodotto riconosciuto come tradizionale di quel Paese. E il Tocai certo lo è per il Friuli.
(arretrato de Il Sole 24 Ore del 20 dicembre 2006)


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