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Il Sole 24 Ore

Questo vino è una vera segatura ... Trucioli... Già i vini dei falegnami dagli anni Ottanta in poi hanno rovinato il palato di chi desidera assaggiare, gustare, deliziarsi di e bianchi che “sanno” di uva e di legno. Mancavano le spremute di Pinocchio per distruggere completamente l’idea di vino-vino. E così, dopo le barrique, eccoti i trucioli legalizzati. Si sapeva che alla fine la segatura (in inglese chips, ovverosia i trucioli), sarebbe entrata in modo legale nelle nostre cantine nonostante le apparenti prese di posizione di uno sparuto gruppo di produttori. Una vera e propria desistenza. Era già tutto scritto soprattutto perché i trucioli già da tempo sono in uso nelle cantine, ma in clandestinità. Mancava il suggello “governativo” giunto con la liberatoria del ministro, Paolo De Castro con esclusione delle Doc e della Docg.
Viene da chiedersi se allora i vini a Indicazione geografica tipica siano figli minori. È davvero bizzarra questa decisione perché se i trucioli hanno conseguenze “salutistiche”, tuttora inesplorate, viene da chiedersi perché alcuni vini possono essere truciolati e altri no. Quello che sembrava un semplice “trucco” per l’invecchiamento artificioso del vino, altro è che un tentativo europeo per respingere la concorrenza dei maghi del Nuovo Mondo. Gli addetti ai lavori sostengono che lo svantaggio competitivo delle nostre produzioni dipenda soprattutto da un problema di prezzo, che grazie all’impiego dei trucioli, si risolverebbe in breve tempo, considerando che una barrique costa intorno ai 700 euro, mentre i chips (o segatura) soltanto 3. In questo contesto dunque, il consenso all’uso dei trucioli nel corso della vinificazione fungerebbe da equilibratore di mercato, senza però tener presente il livello di qualità che comunque contraddistingue le produzioni europee da quelle straniere. In questo caso, oltre a minare la qualità della nostra produzione, il sì ai trucioli apre la breccia alla naturalità (più o meno rigorosa) di fronte alle nuove pratiche enologiche non ammesse nella Ue e usate in Australia e altri Paesi del Nuovo mondo, che vanno da interventi sul mosto a quelli sul vino, tra cui i trucioli ma pure il sughero granulare e i concentrati volatili floreali e fruttati. Per non parlare dell’uso della gomma arabica, già diffusa nonostante smentite e dinieghi.
Chi si è preso la briga inoltre di esplorare l’aspetto salutistico? Questo corpo estraneo nel vino e tutti quelli che arriveranno, cioè le 30 pratiche «made in Australia», sono negative oppure no per il nostro corpo? Lo scenario che si prospetta è tutto fuorché roseo se si pensa che a oggi l’Europa si sta adeguando gole imposte dal Nuovo Mondo, e non viceversa: pare proprio che la legge del marketing e quella dei numeri abbia svalutato l’importanza dei vitigni autoctoni, nonché del terroir e della tradizione. C’è chi sostiene l’impossibilità di bloccare progresso scientifico, chi invece predica un ritorno alla naturalità; modi diversi di gustare il vino ai trucioli. Sine qua non.
(arretrato de Il Sole 24 Ore del 31 dicembre 2006)

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