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Il Sole 24 Ore

Vino, export da primato … I risultati (+4,5% sul 2005) sono i migliori da otto anni ... Made in Italy. Nel 2006 i ricavi dalle vendite all’estero hanno superato i 3 miliardi di euro... I primati non arrivano mai da soli. E il vino non fa eccezione: una settimana fa conquistò l’osanna sul mercato Usa, dove l’anno passato l’export italiano ha superato la soglia già sfiorata l’anno prima del miliardo di dollari (si veda «Il Sole-24 Ore del 31 gennaio). Ora la campana suona a festa per annunciare che il vino made in Italy nel 2006 ha bruciato ogni precedente record, con i volumi esportati tornati sui livelli da primato e i ricavi che per la prima volta volano oltre il tetto dei3 miliardi di euro.
Per la precisione 17 milioni di ettolitri (+8,2% in più sul 2005) e 3,1 miliardi di euro (+4,5%), secondo quanto emerge da una elaborazione di dati disaggregati dell’Ice, che «Il Sole-24 Ore» è in grado di anticipare. Per trovare performance simile nei volumi bisogna andare indietro di dieci anni, al 1998, ma allora il fatturato non andava oltre i 2,3 miliardi di euro. Un valore rimasto allineato negli anni successivi, prima di portarsi poco sopra 12,9 miliardi nel 2005; e quindi arrivare al nuovo traguardo. Il che oltre a fare emergere lo stato di buona salute dei vari Chianti, Nero d’Avola, Barolo, Montepulciano d’Abruzzo, Primitivo e Soave sui mercati esteri, costituisce di per sé un’iniezione di sano ottimismo per lo stesso mercato domestico. Che stenta a imboccare la strada giusta della ripresa, sebbene i consumi siano ormai fermi da tre anni a i litri pro capite. Basta questo ad alimentare sentimenti positivi che nei prossimi mesi potrebbero essere forieri di ulteriori buone notizie. Per ora quel che è certo è che tanto gli osservatori Ice quanto i singoli operatori concordano sul fatto che la buona performance dell’export accomuna in modo trasversale tutte le aree geografiche, dal Nord al Sud America, passando per l’Estremo Oriente, l’Est europeo e persino la stessa Europa. Con il tedesco medio che dopo annidi rigore e sia pure con moderazione ha ripreso a mandare segnali di maggiore disponibilità per prodotti a più alto valore aggiunto. Un successo internazionale a tutto campo, quindi.
Che per il direttore di Federvini Ottavio Cagiano de Azevedo «non costituisce una sorpresa, ma è il frutto di un lungo lavoro che imprenditori e istituzioni stanno conducendo da tempo e che ha sempre evitato di fare del vino un prodotto di moda. Al contrario, ci si è impegnati seriamente in un processo di miglioramento qualitativo cui si è aggiunta una più attenta considerazione del fattore prezzo». Un riferimento. questo. subito convalidato dall’a.d. del Giv Emilio Pedron, il quale ammette senza reticenze che «con la competizione internazionale in atto su tutti i mercati, agire solo sulla qualità sarebbe stato insufficiente. Per aumentare l’export era invece necessario intervenire con modesti contenimenti anche sui prezzi. Beninteso non siamo stati i soli a fare queste scelte. Ma riuscire a vendere 6 milioni di Santepietre di Lamberti, 4 milioni di Fontana Candida, piuttosto che 4 milioni di Chianti Melini mi induce a credere che non abbiamo sbagliato». Di sicuro non ha sbagliato la Cavit di Trento. La cantina cooperativa guidata da Giacinto Giacomini anche nel 2006 ha inanellato sul mercato nordamericano una serie di performance che hanno spinto i prodotti a marchio della casa al vertice (dopo gli australiani Yellow tail) della graduatoria dei vini importati e più venduti in America: circa 40 milioni di bottiglie di differenti tipi divino per un valore dell’export di 125 milioni di dollari. E se Cavit ha una leadership al momento inarrivabile, per certo molto è il prestigio che accompagna il marchio Santa Margherita, l’azienda Italiana che da trent’anni fa l’andatura del fenomeno mondiale del Pinot grigio. E per giunta nella fascia più alta del mercato. 16 milioni di bottiglie di Pinot grigio Santa Margherita arrivano a scaffale sul mercato Usa a 22 dollari (al ristorante può anche raddoppiare), cui fa il paio il milione di pezzi di Prosecco a 18 dollari. Sembra tantissimo eppure anche nel 2006 la crescita del gruppo veneto ha sfiorato il 20 per cento. Il motivo? «Intanto il contenuto del prodotto», risponde l’a.d. Luca Marzotto. «E poi non si dimentichi che sono trent’anni che facciamo comunicazione; non abbiamo mai smesso. E ora siamo anche in televisione».

Piccole aziende...
Confronto mondiale del rapporto superfici -produttori (ettaro produttore)
Stati Utili - 40,2
Nuova Zelanda - 25,5
Africa - 22,7
Australia - 20,6
Francia - 7,4
Spagna - 5,4
Italia - 1,25

Dall’Europa agli Stati Uniti: i prezzi sugli scaffali dei supermercati
Pinot Grigio
Santa Margherita (Veneto)
Bottiglie esportate (mln. di pezzi) 6
Prezzo medio allo scaffale (dollari) 22

Prosecco
Santa Margherita (Veneto)
Bottiglie esportate (mln. di pezzi) 1
Prezzo medio allo scaffale (dollari) 18

Chianti
Bottiglie esportate (mln. di pezzi) 3,9
Prezzo medio allo scaffale (dollari) 9,99

Frascati
Fontana Candida (Lazio)
Bottiglie esportate (mln. di pezzi) 4,2
Prezzo medio allo scaffale (dollari) 9,99

Chianti Classico
Rocca delle Macie (Toscana)
Bottiglie esportate (mln. di pezzi) 2,5
Prezzo medio allo scaffale (dollari) 14

Pinot Grigio
Cavit (Trentino)
Bottiglie esportate (mln. di pezzi) 17
Prezzo medio allo scaffale (dollari) 4,99

Valpolicella Classico e Pinot Grigio
Santepietre (Veneto)
Bottiglie esportate (mln. di pezzi) 5,8
Prezzo medio allo scaffale (euro) 4,25

Merlot Sangiovese e chardonnay/ pinot grigio
F.lli Martini (Piemonte)
Bottiglie esportate (mln. di pezzi) 10
Prezzo medio allo scaffale (sterline) 4,99

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