02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

Chianti, il sorpasso degli Usa ... Gli americani bevono più degli italiani: oltreoceano il 30% del vino. Boom dell’export nel 2006: consumate 10,8 milioni di bottiglie contro le 9,7 del Belpaese. I produttori tornano al brand del Gallo nero. Renzo Cotarella (Antinori): "Ora è possibile un nostro rientro nel Consorzio"... I vignaioli del Chianti classico l’hanno battezzato l’anno della svolta. Si capisce il perché sbirciando un dossier di “Anteprima Chianti classico”, ieri a Firenze, da cui si evince che il 2006 ha portato in Toscana una vendemmia degna delle migliori e ha visto l’export crescere del 20% negli ultimi due anni e spingersi fino al 73% del totale prodotto, pari a 36 milioni di bottiglie. Colpisce anche il fatto che un unico paese - gli Stati Uniti - con 10,8 milioni di bottiglie (30%) sia diventato il maggiore consumatore di Chianti classico, superando la stessa Italia che si deve “accontentare” di 9,7 milioni di bottiglie.
I vignaioli toscani si sono resi protagonisti di scelte che hanno portato a una sintonia d’intenti su strategie commerciali e promozionali che non hanno riscontro in passato. Sintonia che ha portato alla decisione dei consorzi Chianti classico e Marchio storico di ricompattare le proprie forze. Lo hanno fatto adottando, dopo anni di divisione, un unico simbolo - il Gallo nero - quale espressione di tutto il territorio dei Chianti classico. Un’iniziativa che il presidente del Consorzio, Marco Pallanti ha definito «fondamentale». Il via libera al simbolo del Gallo nero riporta alla vecchia disputa tra il Consorzio e la californiana Gallo Winery, che una decina d’anni fa si concluse con la sconfitta dei toscani. Allora fu pattuito che i chiantigiani non avrebbero più potuto utilizzare nel mondo la denominazione Gallo nero, mentre sarebbe stato possibile riprenderlo come insegna. Cosa che si è deciso di fare riproducendo l’immagine sui collari delle bottiglie. Ad adottarlo sono tutte le aziende - oltre 600 produttori - comprese quelle che non sono associate al Consorzio ma che producono Chianti classico.
Non sono molte. Anzi è praticamente una sola, la più grande: Antinori, la casa vinicola che, con 128 milioni di euro (+8% nel 2006) e 16,5 milioni di bottiglie di cui il 55% esportate, è tra le più rappresentative a livello mondiale. Già tra i fondatori nel 1914, Antinori e molti altri grandi nomi del Chianti classico all’inizio degli anni ‘70 abbandonarono il Consorzio per divergenze di strategie nel comunicare l’immagine del vino. I risultati sono arrivati. Ora però il mercato vinicolo sta cambiando nel mondo, in Italia e in Toscana, dove si sta affermando una nuova visione della politica consortile più mirata al localismo. Il presidente del Consorzio Pallanti non nasconde la propria «grande disponibilità a discutere un eventuale rientro, che ci farebbe enormemente felici». Gli stessi presidenti emeriti, Ambrogio Folonari e Lapo Mazzei, ritengono che l’ingresso di Antinori (presieduta da Piero Antinori) nel Consorzio «rafforzerebbe l’immagine del Chianti classico».
Tutti si aspettano che da Piazzetta Antinori arrivi un segnale di apertura. E il segnale è arrivato ieri dall’amministratore delegato del network fiorentino, Renzo Cotarella. Che alla domanda del Sole-24 Ore su un’eventuale riadesione al Consorzio, ha risposto così: «In azienda stiamo valutando attentamente la questione. Ci pare di capire che il nuovo corso intrapreso dai nostri amici del Consorzio vada nella direzione giusta. Dunque non escludo che anche a breve si possa aprire un tavolo di discussione».

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su