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Il Sole 24 Ore

Due modelli per l’agricoltura ... Produzioni di qualità e ambiente sono le risposte alla riforma della Pac. Le nuove sfide della politica comunitaria al convegno di Roma sui dieci anni del settimanale Agrisole. De Castro: la funzione degli aiuti Ue è di servire 400 milioni di utenti, non solo gli operatori. Auricchio: le filiere non vanno smantellate... Non solo prodotti agroalimentari, ma anche servizi per la tutela dell’ambiente e del territorio, fino alla nuova frontiera delle agroenergie. In una parola, multifunzionalità. Potrebbe essere questo il doppio modello dell’agricoltura italiana per affrontare le nuove sfide imposte dalle riforme della Politica agricola comune che, abbandonati in larga misura i vecchi meccanismi di garanzie e sussidi, punta sempre più sulla liberalizzazione dei mercati. Sono le indicazioni emerse dal convegno organizzato ieri a Roma per il decennale di Agrisole, settimanale agroindustriale del gruppo Il Sole-24 Ore, al quale hanno partecipato i rappresentanti della filiera, il ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, e il collega inglese Jeff Rooker. Un obiettivo coerente con la nuova architettura della Pac che poggia ormai saldamente su due pilastri: il primo basato sui tradizionali aiuti diretti al reddito; il secondo centrato sullo sviluppo rurale. «La funzione della Pac - ha spiegato De Castro - non è più solo quella di aiutare dieci milioni di agricoltori, ma anche di servire oltre 400 milioni di cittadini europei, con un budget di oltre 50 miliardi l’anno».
Un budget finito spesso sotto accusa, che però De Castro ha difeso fino in fondo: «l’eventuale assenza della Pac non genererebbe risparmi per la casse pubbliche, ma rischierebbe di essere sostituita da tante politiche nazionali, ognuna con budget e obiettivi diversi, con conseguenti distorsioni del mercato». «Senza l’agricoltura - ha aggiunto il ministro - non è possibile dare risposte concrete alle nuove domande dei cittadini-consumatori, come quelle relative alla sicurezza, alla qualità dei prodotti agroalimentari e alla difesa del territorio, anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto».
Il più moderno ruolo multifunzionale dell’agricoltura è obiettivo in larga parte condiviso, ma la strada per tagliare questo traguardo è ancora piena di difficoltà, viste anche le divergenze emerse dal dibattito. Uno dei punti critici riguarda la valutazione del disaccoppiamento degli aiuti che solo l’Italia ha applicato totalmente. Creando non pochi problemi all’industria di trasformazione, come ha ricordato il presidente di Federalimentare, Gian Domenico Auricchio, riferendosi al duro impatto che già si è avuto nel settore del grano duro e dello zucchero e che presto potrebbe riversarsi anche sulla filiera del pomodoro.
Più deciso su questa strada Sergio Marini, presidente della Coldiretti, l’organizzazione agricola sponsor fin dalla prima ora del disaccoppiamento totale. Per il presidente della Cia, Giuseppe Politi, «il dibattito non può ridursi a un sì o un no, ma le scelte vanno fatte sulla base di un nuovo patto per rilanciare sviluppo e competitività». Il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, ha sollecitato politiche differenziate per le imprese orientate al mercato e quelle in cui è più marcato il ruolo di difesa dell’ambiente e di servizi alla comunità. Paolo Bruni, presidente di Fedagri, e Luciano Sita, presidente di Legacoop agroalimentare, hanno difeso il ruolo e la distintività del modello cooperativo agroalimentare italiano.

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