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Il Sole 24 Ore

Una piattaforma per l’export ... Politiche agricole. Patto tra Confagricoltura, Crai e ministero per promuovere il made in Italy. Nasce una società per i mercati esteri: in Cina i primi negozi... Le grandi rotte commerciali verso i promettenti mercati dell’Asia e del Sud America fanno scalo nelle aziende agricole italiane. È stata posta, infatti, ieri, la prima pietra di una piattaforma logistica che dovrà facilitare l’export dei prodotti agroalimentari, con particolare attenzione a vino, olio, ortofrutta, carne e formaggi.
L’iniziativa vede protagonisti Confagricoltura, Crai e ministero delle Politiche agricole che hanno sottoscritto un accordo a Taormina nell’ambito del forum “Il futuro fertile”. “Con questo progetto Confagricoltura realizza l’idea di un sindacato di progetto - spiega il presidente, Federico Vecchioni - e si pone come interlocutore di Crai che ha tra i suoi interessi la promozione del made in Italy, contribuendo a un obiettivo più ambizioso: aumentare la propensione all’export dell’agroalimentare italiano del 3-4%”. Punto di partenza del progetto sarà la costituzione della società attraverso la quale Confagricoltura e Crai offriranno alle imprese associate, individualmente o riunite in consorzi, un’opportunità per accedere sui mercati esteri.
Il giro d’affari previsto oscilla dai 130 milioni nella fase di start up fino a 490 milioni a regime. “L’unica condizione da rispettare - sottolinea Emanuele Plata, consigliere delegato della Crai, circa 3 miliardi di giro d’affari nel 2006 con una fetta del 2,5% della distribuzione italiana - è avere un prodotto agricolo da vendere. Poi, attraverso una specifica rete commerciale, riusciremo a portare il made in Italy laddove c’è domanda ma l’offerta non è ancora arrivata”.
Crai ha già rotto l’accerchiamento delle grandi multinazionali estere attraverso un progetto che prevede la realizzazione in Cina di negozi bandiera (flagstore) nei quali sarà possibile comprare o degustare prodotti made in Italy. “L’iniziativa - spiega Plata - è nata con la collaborazione del Consorzio Grana padano, Conserve Italia, prosciutto San Daniele e Cavit. Ed è ormai prossima l’apertura del primo negozio in una posizione strategica di Pechino”. La seconda fase del progetto, con circa 15 milioni di euro investiti, prevede l’apertura di altri 3 flagstore, 40 negozi in franchising, 400 “shop in the shop” e 12 cash&carry.
L’operazione è stata fortemente voluta dal nostro ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro. “E se avrà successo - dice - punteremo ad accordi simili anche in Russia, India, America Latina e in tutti quei Paesi dove è molto forte la domanda di made in Italy ma dove il vero made in Italy è quasi introvabile”. La filosofia è allargare il mercato ed evitare che la crescente offerta, in un contesto di stagnazione dei consumi, possa portare a una crisi irreversibile dell’agricoltura. “L’Italia - aggiunge De Castro - è costretta ad esportare e c’è da cogliere il segnale positivo di un saldo attivo di circa 8 miliardi nel 2006”. L’agricoltura, dunque, è un sistema vivo, che cresce, ma che, inevitabilmente ha dei punti deboli.
Tra le produzioni sensibili rientra il pomodoro da industria che la riforma dell’Ocm potrebbe penalizzare sotto i colpi del disaccoppiamento totale. A Taormina De Castro ha avuto un colloquio bilaterale con il commissario Ue, Mariann Fischer Boel. “Le ho illustrato il risvolto che un’applicazione frettolosa del premio slegato dalla produzione potrebbe avere sul settore. E abbiamo riflettuto - sottolinea il ministro - sulla possibilità di un’introduzione flessibile”. Nel corso del colloquio è stato affrontato anche il tema dell’Ocm vino. “Non sono insensibile alle critiche - spiega Mariann Fischer Boel - e ho recepito le osservazioni dei produttori italiani sulla pratica dello zuccheraggio. Abbiamo già messo nero su bianco la nostra posizione che ne prevede l’abolizione. Se poi, nella discussione, verrà deciso un abbandono graduale, altrettanto graduale sarà l’abbandono al ricorso dei mosti”.
La flessibilità, infine, tema caldo del forum di Taormina. Ne ha discusso Vecchioni con Angeletti (Uil), Guzzonato (Cgil) e Baratta (Cisl) e Vegas (Forza Italia). “L’agricoltura - ha concluso il presidente di Confagricoltura - ha bisogno di regole certe. Il Durc può far emergere il lavoro nero ma altri provvedimenti come la dichiarazione il giorno prima delle assunzione di stagionali anziché entro i 5 giorni successivi, rischia di crearne di nuovo”.

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