02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

Così la bottiglia si veste di arte e stile ... Quindici centimetri per dieci: tanto misurano le etichette dei vini. Eppure, come le copertine dei libri, possono contribuire in modo significativo al successo di una bottiglia. Non sono molti gli studi grafici specializzati, anche perché solo in anni recenti si è compresa l’importanza dell’etichetta come strumento di marketing e comunicazione. A Firenze c’è Doni & Associati, aperto nel 1977 da Simonetta Doni, uno dei pochissimi studi al mondo che si dedichi unicamente alla progettazione di etichette del vino e che ha tra i suoi molti clienti Antinori, Frescobaldi, Banfi, Donnafugata, Buxy, Kendall Jackson, Sella & Mosca e tantissimi altri più o meno di nicchia e blasonati.
Un’etichetta “ben temperata - ama dire Simonetta Doni - nasce da uno studio a 360 gradi dell’azienda, degli obiettivi e delle ambizioni della proprietà, del posizionamento sul mercato e di molte altre variabili. Non c’è una regola fissa, perché ogni volta si tratta di cucire un vestito su misura. Ci vuole occhio, sensibilità, esperienza e una professionalità per tradurre tutto questo in pratica”. Sandro Chia, pittore e da qualche anno produttore di vino, ha risolto il problema delle etichette usando le riproduzioni di alcune sue opere, che quasi sicuramente finiranno anche al Museo delle etichette del vino di Cupramontana (Ancona). Il museo, unico in Italia nel suo genere, è stato creato nel 1987 da Armando Genesi, di professione critico d’arte, e da allora ha raccolto oltre 100mila etichette più o meno contemporanee.
Quello che manca è un museo che ripercorra la storia delle etichette: la prima etichetta scritta interamente a mano di cui si abbia notizia - racconta il collezionista Angelo Musanti sul suo sito (www.vinetichette.it) è quella che permise, nel 1700, al botanico fiorentino Micheli, di riconoscere il vino appena servito in tavola. Si trattava di Verdicchio. Ma la più antica etichetta annoverata nei musei è, per ora, quella francese scritta dal monaco Pierre Pèrignon il quale, mettendo a punto il suo metodo Champenoise, consentì alla bottiglia di entrare da dominatrice nel mondo dell’enologia. Egli, per non confondere annate e vigne d’origine e qualità del vino destinato all’invecchiamento, etichettò le bottiglie con una pergamena che veniva legata al collo della bottiglia con un pezzo di spago. I Italia le etichette più antiche sono di produttori piemontesi, fornitori della Casa Reale Savoia, e di produttori siciliani.
Autore: Giulia Crivelli

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su