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Il Sole 24 Ore

Campari avvia la svolta al vertice ... Strategie. Il. numero uno Visone passa al private equity e lascia le redini al direttore marketing Bob Kunze-Concewitz. Ricavi e profitti lordi del gruppo in crescita dell’8% nel primo trimestre... Arriva dall’estero il nuovo, capo della Campari. Giovane, 40 anni compiuti un mese fa, e con una vasta esperienza internazionale in Procter&Gamble, il neo amministratore delegato, Bob Kunze-Concewitz, passaporto austriaco ma cresciuto in Turchia e da due anni in azienda come direttore marketing, promette di proseguire sulla scia del suo predecessore Enzo Visone. L’eredità raccolta dal dimissionario ad, che lascia per andare nel settore del private equity, non è facile dopo tre anni di crescita, anni che diventano dieci per Campari se si allarga lo sguardo alle precedenti gestioni.
Cambia dunque il direttore d’orchestra, ma non lo spartito: Campari continuerà col mix di crescita interna e acquisizioni: per lo shopping l’azienda è disposta a spendere fino a 600 milioni di euro, andando alla ricerca di “perle nascoste”. Con un occhio rivolto all’India e alla Cina, Paesi emergenti dalle enormi potenzialità.
Lei prende il testimone nel giorno in cui l’azienda annuncia un trimestre molto buono. Ce la farà Campari a tenere questo passo?
Visone è stato un ottimo manager che ha fatto crescere l’azienda. E io sono onorato del fatto che lui mi abbia raccomandato a succedergli. Il primo trimestre è iniziato molto bene per Campari (con ricavi a 196,6 milioni, +8%, Mol a 46,5 milioni, +7,7%, e un utile pre-tasse a 37,5 milioni, +8,5%). Confermiamo una crescita al ritmo del 5% all’anno, più del mercato.
Il suo mandato sarà nel segno della continuità o ormai Campari deve puntare al consolidamento dopo anni di espansione internazionale?
Il mercato degli alcolici è molto frammentato. Oggi le multinazionali, come Diageo o Pernod-Ricard, hanno solo il 20% del totale. Quindi c’è ancora spazio per svilupparsi. Noi seguiamo due direttrici: la crescita interna e le acquisizioni. Continueremo a comprare marchi.
Questo implica che l’Italia sarà sempre meno centrale?
Oggi l’Italia è il 48% dei ricavi del gruppo: gli ultimi anni hanno portato il gruppo verso una forte internazionalizzazione. L’incidenza del Paese andrà calando in futuro, attorno a un 40-45%, ma non perché l’Italia non crescerà, visto che per noi rimane area fondamentale, quanto piuttosto per l’aumento della componente estera.
Le ultime operazioni fatte sono state orientate sul mercato americano entrando in settori dove eravate assenti. Ci sono Paesi a cui puntate o categorie di alcolici che mancano nel vostro portafoglio?
Abbiamo un approccio selettivo, continueremo a cercare “perle nascoste”, come abbiamo fatto finora. Siamo disposti a comprare fino a 600 milioni di euro. Non abbiamo in mente particolari aree geografiche o prodotti. I Paesi emergenti sono un’opportunità, soprattutto India e Cina. La prima, poi, ha abitudini alimentari simili all’Occidente. Per lo shopping Campari seguirà una triplice filosofia: rafforzarsi nei Paesi dove è già presente, acquisire marchi proprietari e piattaforme di distribuzione.
Finora lei ha parlato solo d acquisizioni, ma potrebbero esserci delle cessioni, magari per razionalizzare un portafoglio di marchi che oggi sfiora 40 brand di proprietà più altri in licenza?
Periodicamente verifichiamo la solidità dei nostri asset in terni: il nostro portafoglio noi si tocca perché abbiamo marchi che ci danno soddisfazione.

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