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Il Sole 24 Ore

Produttori divisi sugli effetti per il made in Italy ... Le reazioni alle decisioni di Bruxelles... Il via libera di Bruxelles alla proposta di riforma del mercato del vino (Ocm) nella Ue ha, com’era prevedibile, prestato il fianco in Italia ma anche altrove a una interminabile fila di prese di posizione. Con commenti che in alcuni casi accomunano parti politiche e sindacali tra loro in perenne conflitto. È il caso dei parlamentari europei Enzo Lavarra (Ds) e Giuseppe Castiglio (Fi), che considerano la proposta di riforma “un passo avanti rispetto alla bozza di un anno fa” e, dunque, “una buona base di dialogo per definire il futuro della viticoltura europea e italiana”.
Un giudizio tutto sommato propositivo arriva dalle associazioni sindacali: i presidenti della Federvini (Confindustria), Piero Mastroberardino, e dell’Unione Italiana Vini (Confcommercio), Andrea Sartori, nonché il presidente del Comitato europeo delle imprese vinicole, l’italiano Lamberto Gancia, nella sostanza plaudono l’azione del Governo e dei rappresentati politici italiani che a Bruxelles sono riusciti a fare varare una proposta “accettabile nel suo insieme, anche se non mancano delle riserve su aspetti che dovranno essere necessariamente ridefiniti”. In particolare, alle due organizzazioni sindacali italiane non va giù la questione dell’anno e del vitigno per i vini da tavola da riportare in etichetta, mentre la liberalizzazione dei vigneti dal 2014 è un tema assolutamente accettabile.
L’allineamento delle imprese industriali e commerciali non ha uguale riscontro nel mondo agricolo, che pure dovrebbe avere più interesse a restare compatto. Invece accade che la linea dettata dal commissario all’Agricoltura Ue Mariann Fischer Boel (la sua proposta passa ora all’esame del Consiglio agricolo) venga respinta dal presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni, che la definisce “pericolosa” per l’Italia e “inefficace per risolvere le problematiche che affliggono il sistema viticolo europeo”. E non è tutto. Perché se Vecchioni si limita a contestare “l’ingente estirpazione”, Paolo Bruni a nome del coordinamento delle centrali Cooperative agricole va oltre. Spiegando che spendere “oltre un miliardo di euro per estirpare i vigneti è una misura che porterà una perdita occupazionale in Europa di 320mila addetti, di cui 80mila in Italia”.
Ma l’allarme non trova rispondenza presso altre organizzazioni professionali come la Confederazione italiana agricoltori e la Coldiretti. La Cia infatti, pur evidenziando nella proposta di Bruxelles l’esistenza di “aspetti fondamentali su cui occorre fare chiarezza”, in conclusione dice di “concordare con la filosofia di fondo che anima la riforma”. Quanto a Coldiretti, il presidente osserva che sullo zucchero è stato raggiunto un importante risultato perché si “mette fine a una pratica ingannevole e lesiva degli interessi dei vini di qualità”. Una divisione che certo non aiuta il fronte italiano.

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