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Il Sole 24 Ore

In bottiglia Còte d’Ecosse e Bianco di Svezia ... Viti & vini. Il futuro è già iniziato... Con humor forse più britannico, il quotidiano Scotland on Sunday ne ha suggerito il nome fin dal 2004: Còte d’Ecosse. Scordando oltre mezzo millennio di totale simbiosi con il whisky, tra alcuni decenni le colline che circondano la regione di Loch Ness, secondo il giornale, produrranno ottimi vini bianchi, simili a quelli sudafricani.
E soltanto l’ultimo caso di un fenomeno più globale, legato al riscaldamento climatico: la risalita sempre più a Nord della coltura della vite, che presenta realtà impensabili appena pochi decenni or sono. La Scozia, secondo le preoccupate stime di una Commissione parlamentare francese creata l’anno scorso per studiare l’effetto-serra, sarà preceduta dall’Inghilterra meridionale, che già a metà secolo produrrà ottimi Bordeaux e addirittura Champagne.
Peraltro le vigne inglesi, che erano già presenti al tempo dei Romani fino a Lincoln, sono salite negli ultimi anni ancora più a Nord, nello Yorkshire, con una produzione di 3,3 milioni di bottiglie nel 2006.
Il caso forse più clamoroso è quello della Svezia. Dal2002, dopo un decennio passato a cercare il miglior adattamento al terreno per i suoi tralci, Gunnar Dahlberg produce vino nell’isola di Gotland, posta nel centro del mar Baltico, poco a Sud di Stoccolma. Altri l’hanno seguito sull’isola più meridionale di Oland, per una quantità che ha raggiunto le 92mila bottiglie di un bianco frizzante proveniente da vitigni francesi.
Fenomeno analogo accade in Canada, altro Paese in cui è difficile immaginare una produzione vinicola. In realtà, si tratta di un ritorno ad antiche tradizioni: quando il vichingo Erik il Rosso vi sbarcò nel 1001, chiamò quella terra “Vinland” per la quantità di viti che vi crescevano spontanee. Oggi il Canada è divenuto il Paese leader al mondo nello “icewine” - un pregiato vino da dessert prodotto lasciando appassire i grappoli sui tralci che, nella stagione più fredda, possono anche gelare. L’Ontario, la regione dei Grandi Laghi e da poco anche la Columbia britannica, sull’Oceano Pacifico (che vanta un ottimo Cabernet Sauvignon), sono le regioni elettive in cui, con l’aumento delle temperature, sta crescendo in parallelo la produzione di vini “normali”.
Tornando in Europa, altri Paesi stanno rapidamente facendo tesoro delle opportunità offerte dal clima sempre più caldo. La Danimarca ha conosciuto la prima vendemmia nel 1980, la Polonia è tornata a coltivare vigne come nel Medioevo e la Lituania produce alcuni milioni di bottiglie l’anno dagli anni 80. Ma anche la mappa dell’Italia riserverà sorprese: il Chianti potrebbe presto far capolino nelle vallate trentine.

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