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Il Sole 24 Ore

Lo spumante torna sulle tavole ... Il re del capodanno. Dopo 20 anni di andamenti incerti il settore cresce a due cifre... La spumantemania è tornata. Il vino con le bollicine conquista sempre di più il palato degli italiani. E non solo. Fa notizia sapere che, dopo una ventina d’anni di andamenti altalenanti e comunque senza tanti scostamenti tra una punta e l’altra, negli ultimi due-tre anni i consumi di spumante nella Penisola sono tornati a correre con aumenti a due cifre. E poichè anche le buone notizie non arrivano da sole, ecco l’abbinamento felice delle esportazioni che decollano, coinvolgendo i mercati più importanti del globo, dal nord America alla Russia, all’estremo oriente. Il monitoraggio sui consumi in Italia, promosso dal Forum degli spumanti d’Italia con la collaborazione di Ismea e Niélsen e il coinvolgimento di 734 imprese, dice che la stragrande maggioranza degli osservatori avverta più che mai “una forte crescita dei volumi di vendita”. La conferma è negli ultimi dati Istat relativi al primo semestre 2007, dai quali emerge che la domanda di bollicine made in Italy nel canale della grande distribuzione hanno toccato punte di crescita del 17-19 per cento. Non si era mai visto qualcosa del genere dalla fine degli anni Ottanta, quelli per intenderci dell’ “Italia da bere”.
Da una recente indagine promossa dal sito www.winenews.it risulta che il bere spumante in Italia sta gradualmente destagionalizzandosi, quindi non più solo in occasione della festa, che comunque resta l’appuntamento fisso per l’Asti, ma in tutti i momenti di convivialità. Aumenta anche la domanda di bollicine a tutto pasto, nel qual caso vengono privilegiati i prodotti secchi sia Classici che Charmat e la prevalenza di prodotti di Franciacorta, e Trentino per i brut e Prosecco per gli aromatici.
Per il direttore del Forum, Giampietro Comolli, “i risultati del monitoraggio consolidano un trend di crescita del comparto spumantistico in atto da tre anni a questa parte, con un record di richieste nel 2006”.
Tuttavia dal sondaggio emerge anche che l’incremento di spesa non è stato pari alla crescita dei volumi, a significare che a inizio 2007 c’è stato un calo del prezzo medio. In materia di esportazioni, è un fatto che i mercati esteri assorbano ormai quasi la metà del totale spumanti prodotti (270 milioni di bottiglie), con la Germania che conduce li classifica dei maggiori acquirenti con 43 milioni di pezzi, di cui 15 milioni solo di Asti spumante. Più distanziati ma ugualmente di peso il mercato nordamericano con 23 milioni di bottiglie e, ascendere, Gran Bretagna (7 milioni), Russia (5,5), Svizzera e diverse altre decine di paesi. In termini di incremento di valore però il dato più eclatante viene dagli Usa, dove nei primi sei mesi di quest’anno si riscontra una crescita sullo stesso periodo del 2006 del 19 per cento in volume, con la Germania che si accontenta di un +18 percento.
Interessante la performance di Spagna, Francia e Regno Unito e Russia. A fare l’andatura sono l’Asti spumante e il Prosecco, con le bollicine del primo insostituibili per accompagnare il dessert, mentre il Prosecco che viene vissuto come prodotto antagonista dello Champagne. Anche se i numeri dell’emergente italiano a confronto con il principesco vino francese non reggono.
Quanto all’Asti, la denominazione di spumante italiano più prodotto (75 milioni di bottiglie) ed esportato (oltre 50milioni), c’è da osservare che dopo un periodo di stasi nei primi anni del nuovo secolo, ora la ripresa sembra ben avviata.
In proposito Lamberto Gancia, amministratore delegato dell’omonima casa piemontese, dice: “È un fatto che, oltre ai mercati storici del Nord Europa dove l’Asti spumante è considerato ormai un prodotto del costume alimentare di quei Paesi, negli ultimi anni nuovi paesi consumatori hanno scoperto le delizie dell’Asti. Penso, per esempio, alla Russia e al Giappone dove il gusto dell’Asti ha fatto davvero centro. Un fatto che mi sento di sottoscrivere personalmente perchè vedo l’impennata registrata dalle nostre vendite”.

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