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Il Sole 24 Ore

Marchio di Stato contro i falsi ... De Castro: “A Bruxelles sulla riforma del vino sarà battaglia”... Meno parole e più fatti. Sì, ha ragione il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro, la tavola made in Italy ha bisogno di “fatti non promesse”. Impegni precisi che ne tutelino l’immagine e l’aiutano a crescere sui mercati di tutto il mondo, Dove nel 2015 l’export di cibo e bevande della Penisola “dovrebbe potere arrivare a incidere sul totale fatturato alimentare (113 miliardi nel 2006, ndr) per almeno il 25%, rispetto all’attuale 15 per cento. Solo che per arrivare a questo obiettivo “è necessario incentivare gli sforzi delle imprese produttrici e distributive ad andare sui mercati esteri, nonchè adottare strumenti efficaci contro falsi e imitazioni che imperversano ovunque, Italia compresa”. E per dimostrare che il tempo delle parole è finito, il ministro ha annunciato di avere firmato un accordo con otto associazioni consortili per utilizzare l’ologramma di Stato sulle confezioni esportate di alcuni prodotti in funzione antisofisticazione. L’iniziativa - ha spiegato De Castro parlando ieri di eccellenze alimentari alla Campionaria di Milano - riguarda i prosciutti e alcuni formaggi. Sulle cui confezioni, appunto, dal prossimo gennaio verrà apposto accanto al logo del consorzio anche l’ologramma raffigurante la testa della Repubblica. Inizialmente sono pochi prodotti, ma già nel corso del 2008 l’iniziativa potrebbe essere allargata ad altre referenze alimentari particolarmente soggette al falsi. Un problema, questo, che arreca danni altissimi all’Italia e danneggia enormemente la stessa immagine Paese.
Di qui la proposta già ufficializzata di De Castro alla Ue di aprire un tavolo di discussione sulla questione, auspicando che sia la stessa Commissione a farsi interprete di normative severe contro i falsificatori. E a proposito di politica europea, il ministro ha osservato che lunedì a Bruxelles ha inizio un importantissimo appuntamento per il futuro della politica agricola dell’Unione. Tra i temi in calendario anche la riforma Ocm del vino, a proposito della quale l’orientamento che sta prevalendo a Bruxelles è il mantenimento dell’utilizzo del saccarosio nei Paesi dove tale sistema è una pratica acquisita. Il rischio più grosso è che anche i nuovi Paesi membri puntino i piedi per avere il loro vino allo zucchero. Per l’Italia non sarebbe un bel risultato, anche se uno dei più noti vignaioli della Penisola, Angelo Gaja, da tempo aveva fatto notare che “sarebbe stato impossibile convincere i francesi o i tedeschi a fare a meno del saccarosio per corregge la gradazione dei loro vini”. E in effetti il ministro De Castro su questo punto è stato chiaro: “ci opporremo a qualsiasi proposta per fare vini con 6 gradi ricavati dal saccarosio. E non accetteremo mai che venga indicato il nome del vitigno sui vini da tavola”.

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