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Il Sole 24 Ore

Sì ai sensori anti-alcol ma va tarata l’affidabilità ... Autovelox. I servizi di rilevazione della Polstrada fino a domenica 2 dicembre... Non più velocità, ma alcol. Quest’anno, quando hanno parlato di incidenti stradali, i mezzi d’informazione hanno dato più risalto a quelli che sembravano dovuti a ebbrezza o ubriachezza, lasciando quasi in secondo piano il fattore-velocità. Non esistono statistiche davvero attendibili, ma la preoccupazione per l’alcol c’è in tutta Europa. Tanto che dieci giorni fa se ne è discusso a Berlino, al Parlamento tedesco, in un evento organizzato dall’Etsc (l’ente di ricerca sulla sicurezza stradale, di cui fanno parte esperti dei Governi europei). In particolare, si è parlato di dispositivi in grado di fermare il veicolo se il conducente ha bevuto troppo. Che sono l’unica soluzione incisiva.
Contrariamente a quanto accade con la velocità, infatti, per l’alcol non esistono controlli effettuabili a tappeto: un autovelox riesce a “prendere” quasi i veicoli in transito, un etilometro o un precursore possono invece essere usati solo sui pochi conducenti che è possibile fermare. Senza contare che esistono forti disparità sul numero dei controlli antialcol: in Francia se ne riescono a fare io milioni all’anno, l’Italia solo nel corso del 2007 si è data l’obiettivo di arrivare a un milione e probabilmente non lo raggiungerà.
I sistemi che bloccano i veicoli se rilevano un eccesso di alcol sono già realtà: Nissan e Volvo ne hanno annunciato la prossima commercializzazione, ma sono dispositivi che richiedono al guidatore di soffiarvi dentro. In Italia, invece, il ministero dei Trasporti si è convenzionato con la Clinica chirurgica dell’Università di Ferrara per sviluppare un sistema che rileva l’alcol da solo, inventato dal chirurgo Gianfranco Azzena e dall’ingegner Antonio La Gatta.
Ma misurare il tasso di alcol nel sangue attraverso il fiato è già difficile con i normali etilometri utilizzati da agenti esperti che seguono precise procedure, quindi lo è ancor più con sensori automatici o apparecchi lasciati all’uso del conducente.
Altro problema è l’interazione di questi dispositivi con l’elettronica di bordo, che già di per sé è oggi la prima causa di guasti nelle automobili.
Perciò sui mezzi pesanti tali dispositivi non saranno adottati: se dovessero bloccare un trasporto per un’errata rilevazione o un malfunzionamento, causerebbero danni economici giudicati eccessivi. I principali costruttori, come Iveco e Mercedes, stanno sperimentando sistemi che analizzano la guida (uso dell’acceleratore, movimenti del volante eccetera) per “capire” in che condizioni è il conducente ed eventualmente fermarlo. il loro arrivo sul mercato non è previsto prima di cinque anni.

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