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Il Sole 24 Ore

Dall’Albania a Montalcino per produrre Brunello ... Vino. Il Comune toscano sempre più multietnico... San Brunello ha fatto il miracolo a Montalcino. Non già per il prezioso valore dei suoi tremila ettari di vigneti che nel 1967, anno di fondazione del Consorzio di tutela, erano valutati 1,8 milioni di lire mentre oggi bisogna avere fortuna per trovarli a 350mila euro; e nemmeno per il buon umore dei produttori che quest’anno possono contare su 8 milioni di bottiglie di Brunello 2003, rispetto alla metà del millesimo 2002 vendute l’anno scorso.
Il miracolo è di tutt’altra natura e sta nelle 104 nuove culle arrivate nel 2007 (+1%) che hanno fatto salire il totale della popolazione a 5.192 abitanti. Praticamente la metà dei 10mila e passa ilcinesi degli anni 50, prima che cominciasse una vera e propria fuga durata fino a tutto gli anni 70. Ma che c’entrano le nascite con il vino?
“C’entrano eccome”, risponde Stefano Cinelli Colombini della Fattoria dei Barbi, “perchè la maggior parte di queste nascite è merito, se così si può dire, dei nuovi residenti. Vale a dire immigrati che arrivano qui da tutto il mondo, gente benestante che compra aziende ma soprattutto persone attratte dalle numerose opportunità di lavoro che il settore del vino offre loro”.
Da una ricerca del sito Winenews, che ha spulciato nell’anagrafe della cittadina toscana, è emerso che gli ilcinesi d’importazione a fine 2007 erano 576 unità provenienti da 45 paesi del mondo e una incidenza del 12% circa della popolazione cittadina (6% la media nazionale).
Un crogiuolo di persone di razza e religioni diverse che “non hanno mai dato adito a problemi, mai uno screzio”, dichiara il sindaco Maurizio Buffi. “Immigrati pienamente integrati che - osserva Giovanni Folonari della tenuta La Fuga - se non ci fossero dovremmo comunque cercare altrove per potere fare funzionare le nostre aziende”.
Un problema, questo, comune a tutte le attività del comprensorio. Dove, per restare al vino, con una cinquantina di viticoltori puri e 200 imbottigliatori che sviluppano affari “grezzi” per oltre 120milioni di euro. Senza contare l’indotto.
Per il direttore del Consorzio di tutela del Brunello, Stefano Campatelli “non vi è cantina, azienda agricola, agriturismo che non abbia almeno un dipendente straniero”. Ci sono operai, tecnici qualificati, dirigenti e da qualche anno c’è anche il primo produttore etnico. Si tratta di una signora albanese, Angelina Ndrcà, proprietaria della tenuta Pian delle Querci: 8,5 ettari e 50 mila bottiglie “per ora - dice - vendute solo in Italia, anche se mi sto attrezzando per creare una rete anche per l’esportazione”.
Una “soddisfazione di essere a Montalcino”, come afferma la signora Ndrcà, che ripetono un po’ tutti. Così è per il marocchino Mustapha Morchid, 42 anni e da 20 in Italia, che non cambierebbe “per nulla al mondo” il lavoro di cameriere che fa dal ‘97 al bar Il Leccio. Stesso refrain per Yoshi Miyajima, giapponese, 35, una laurea in comunicazione e “fine wine ambassador” dei vini di Castello Banfi, la più grande azienda vinicola di Montalcino per di più di proprietà della famiglia italo-americana Mariani.
E se la scozzese Laura Gray, laurea in lettere a Oxford, a Montalcino per la prima volta quand’era bambina e tornata da grande a viverci, è diventata persona di fiducia de Il Palazzone, la fattoria acquistata quatto anni fa dal chairman di Time Warner, Richard Parson, l’albanese Ermira Taflay non solo ha aperto la pizzeria Il Grifo nel cuore della cittadina, ma da “mussulmana non praticante” si è lasciata conquistare dal vino “che bevo normalmente, convinta come sono che questo prodotto della natura non divide ma aiuta a vivere meglio”.
Per una immigrata che apre una pizzeria a Montalcino, un romeno come Marian Timofti, che torna al Paese di origine per aprire in pieno centro a Bucarest il winebar “Arte & Vino” con licenza di importare tutte le marche di Brunello che vuole e l’intenzione di dare vita a una sezione distaccata dell’Ais.
Insomma, storie di integrazione multirazziale e convivenza civile tra persone “che - riconosce Cinelli Colombini -, grazie alla ricchezza generata dalla vite e dal vino, mettono radici nella nostra e loro nuova terra”. Un fenomeno che Ilio Raffaelli, storico sindaco dal 1960 al 1980 si augura che duri, prevedendo con questo tasso di crescita tra natalità e nuovi arrivi di “arrivare tra dieci anni a contare 10mila abitanti a Montalcino”.

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