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Il Sole 24 Ore

Un partner per le Riunite ... Accordo tra cantine cooperative: verso la fusione con Civ&Civ. Agroindustria. Il nuovo gruppo vitivinicolo emiliano avrebbe un fatturato di 500 milioni... Le Cantine Riunite di Reggio Emilia e il consorzio Civ&Civ di Modena potrebbero convolare a nozze già questa estate, quando l’esercizio civilistico 2007-2008 sarà cosa fatta e la nuova vendemmia non sarà ancora entrata nel vivo.
A questo stanno lavorando da un paio di settimane e senza alcun clamore i due presidenti - Corrado Casoli per le Riunite e Vanis Bruni per Civ&Civ -, ai quali i rispettivi Cda hanno dato mandato “a valutare la fattibilità di una eventuale integrazione societaria”. Che, se dovesse andare in porto, darebbe vita al più grande network vitivinicolo della Penisola e tra i primi tre in Europa, con 200 milioni di litri di vino e mezzo miliardo di euro di giro d’affari, per il 50% maturato sui mercati esteri.
Da un lato Cantine Riunite, che controlla anche il 100% dei vini Maschio, vale 70 milioni di bottiglie per metà esportate e 100 milioni di fatturato.
Dall’altro Civ&Civ, che produce la metà con 50milioni di giro d’affari per il 70% originato in Italia, ma possiede il 90% di Coltiva (70 milioni di fatturato) che commercializza anche i vini delle cantine a cavallo tra le Marche e la Romagna Moncaro e Cevico.
E, ciliegina sulla torta, l’uno e l’altro consorzio possiedono 5 quote ciascuno su 19 del Gruppo Italiano Vini di Verona: fondendosi avrebbero così la maggioranza assoluta del gioiello vitivinicolo italiano che, con marchi come Mellini, Nino Negri, Santi, Lamberti, Folonari, Rapitalà, Bigi, Fontana Candida, Castello Monaci e altri sviluppa affari per quasi 300 milioni di euro per il 70% all’esportazione.
Il tempo a disposizione dei due presidenti Bruni e Casoli non è molto e la volontà dei protagonisti è di evitare lungaggini che potrebbero fare slittare la fusione all’anno prossimo, mentre il mercato sollecita la presenza di player forti e con le idee molto chiare.
Per questo sul finire di aprile è prevista una prima riflessione da parte dei Cda, dopo di che si passerebbe alla valutazione vera e propria dei cespiti e alla procedura di integrazione. Procedura che sembra abbia già incassato dai due presidenti un’apertura di credito molto importante sulla governance: il Consiglio di amministrazione della nuova compagine societaria sarà espresso equamente tra i due attuali consorzi e il presidente sarà uno solo.
“Questo per evitare da subito artifizi che possono solo nuocere alla vita della nuova società, come peraltro è accaduto all’inizio del secolo quando ci fu un primo tentativo di aggregazione tra Reggio Emilia e Modena. Conclusosi con un nulla di fatto”, riferisce una fonte bene informata.
Questa volta, invece, Bruni e Casoli sono ben determinati a non deludere le attese dei rispettivi Cda e, soprattutto, dei tremila soci (1.250 di Riunite e 1.750 di Civ&Civ), diversi dei quali sono già conferitori di materia prima dell’una e dell’altra cooperativa. A questo si aggiunga la vicinanza territoriale che porta in molti casi a produrre le stesse uve: si pensi al Lambrusco che da una manciata d’anni è tornato a essere un vino molto gettonato e per il quale Civ&Civ e leader in Italia e Riunite è numero uno in Usa con 30 milioni di bottiglie.
E poi c’è, come s’è detto, l’opportunità di avere il controllo del Giv. La cui filosofia operativa è per la verità del tutto diversa da quella dei due consorzi emiliani e sarebbe opportuno che le due cose restino ben distinte. Ma questo non esclude che si possano comunque sviluppare sinergie, dare efficienza e migliorare la competitività. In un mercato fatto sempre più di giganti.

Le cifre...
500 milioni - Il giro d’affari. La fusione tra le Cantine Riunite e il consorzio Civ&Civ darebbe vita a un gruppo con un fatturato che la collocherebbe al primo posto in Italia e terzo a livello europeo
3.000 - I soci conferitori. Sommando i 1.250 soci del gruppo reggiano e i 1.750 dei modenesi la futura società avrebbe il più alto numero di soci conferitori di uve con 28 cantine sociali
30 milioni - Le bottiglie di Lambrusco. Le Riunite nel 2007 sono ridiventate leader per l’export di un unico tipo di vino in Usa

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