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Il Sole 24 Ore

L’Italian style fa proseliti ma non i prodotti alimentari ... Anche in Kazakhstan spazio al made in Italy. L’anno scorso le vendite di moda e abbigliamento, la seconda voce del nostro export dopo i macchinari, ma anche quelle di calzature e pelletteria, sono aumentate entrambe di oltre il 54%, superando in complesso i 100 milioni di euro. Vanno aggiunti altri 40 milioni di mobili, cresciuti di un più modesto 7,3 percento, e poi almeno 12-13 milioni di euro di automobili di lusso, cresciute del 75% sul 2006. Fanalino di coda rimangono gli alimentari, appena 7,6 milioni di euro e una modesta crescita del 5,5 percento. Qui, mentre si sono dimezzate le vendite di prodotti a base di cioccolato (da 2,4 a 1,1 milioni), quelle di bevande, soprattutto di vini italiani, sono cresciute del 74%, da 1,7 a 3 milioni di euro negli 11 mesi del 2007.
Tuttavia è sempre poco, poichè le importazioni totali in Kazakhstan di prodotti alimentari sono state di ben 2,2 miliardi di dollari stimati nel 2007, di cui quasi la metà provenienti dalla Russia. “Lo spazio di crescita per il made in Italy, anche in campo alimentare, indubbiamente c’è - conferma Pier Luigi Heusch, direttore dell’Ice di Almaty - tuttavia vi è una serie di nodi da superare: se la moda italiana, le calzature e anche i mobili, sono molto conosciuti e apprezzati dai kazaki, non altrettanto lo è la cucina e i prodotti alimentari. E questo sia per motivi culturali (i kazaki sono più vicini e abituati alla cucina cinese e asiatica), sia per motivi economici”.
I dazi sui prodotti alimentari, come i vini, sono alti, e inoltre gli importatori locali vogliono guadagnare subito e molto, destreggiandosi in un sistema burocratico e doganale complicato e poco trasparente. Il risultato sono prezzi spesso non competitivi con prodotti francesi, tedeschi e spagnoli. Le prospettive sono comunque buone “ma occorre lavorare con pazienza su un mercato in cui il gusto della gente deve essere formato e affinato, attraverso una campagna mirata e permanente dei prodotti italiani di qualità, alla quale l’Ice sta pensando seriamente, in collaborazione con alcuni maggiori consorzi di produttori”.
Altro fattore penalizzante per l’Italia è l’assenza di una linea aerea diretta con Almaty, a differenza della Germania. Fatto sta che oggi l’Italia nel giro di un anno è scivolata dal quinto al settimo posto come Paese esportatore in Kazakhstan, superata nel 2007 anche da Giappone e Ucraina, oltre Russia, Cina, Germania e Usa.
Ben diversa è la situazione sul fronte delle importazioni dove l’Italia è al primo posto assoluto grazie agli oltre 1,6 miliardi di euro di petrolio greggio dell’Eni, che copre il 77% dei nostri acquisti, seguito da circa 400 milioni di euro di metalli (19,7% del nostro import), soprattutto rame raffinato e zinco. L’anno scorso però, gli acquisti di petrolio kazako sono calati di quasi mezzo miliardo di euro rispetto al 2006.

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