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Il Sole 24 Ore

Rinasce il vino di Mozia ... Uve di Sicilia. Da Tasca d’Almerita il bianco “Grillo”... Probabilmente i grappoli d’uva crescevano già nel VII secolo avanti Cristo, quando sulle coste della Sicilia, e in particolare nell’isola di Mozia, davanti a Trapani, i Fenici si erano già insediati. A quei tempi il vino di Canaan nell’antica Fenicia, il Libano di oggi, era ambito e prelibato. Ma se sul passato remoto c’è ancora un punto interrogativo, è ormai documentato che alla fine dell’Ottocento la piccola isola di Mozia era coperta di vigneti. Una tradizione che ora sarà rilanciata con una nuova etichetta: il Grillo di Mozia, ultimo nato della casa siciliana Tasca d’Almerita. Un bianco Igt, ideale con i frutti di mare.

Il debutto ci sarà ad aprile, al Vinality di Verona, ma il progetto è partito più di un anno fa, complice una gita estiva di Lucio Tasca d’Almerita (che guida, insieme ai figli Giuseppe e Alberto, una delle cantine più prestigiose della Sicilia), e il suo incontro con il presidente della Fondazione Whitaker, Angelo Falzea.

Sì, perché l’isoletta di Mozia, 40 ettari in tutto, all’inizio del 1900 folgorò Joseph Whitaker, detto Pip, eccentrico personaggio inglese amante della caccia e delle piante tropicali.
Joseph creò una Fondazione e un museo, e per un certo periodo si occupò anche dei vigneti. Poi decise di concentrare tempo e risorse sull’arte e i vigneti passarono in secondo piano. Un peccato. Falzea ha quindi deciso di riparare, rilanciando l’antica tradizione del vino con il Grillo, vitigno tipico della Sicilia e che cresce anche nell’isola di Mozia. “Sono molto orgoglioso che la scelta sia ricaduta sulla nostra azienda”, dice il presidente Lucio Tasca d’Almerita. L’azienda dal 1830 produce vini pregiati nella tenuta di famiglia, Regaleali. Già allora, nei menù della Contessa d’Almerita, dama molto in vista nella società europea dell’epoca, il Regaleali bianco e rosso comparivano accanto ai nomi dei migliori vini di Francia e Germania.

Il Grillo 2008 è frutto della prima vendemmia, quella del 2007: in tutto sono romila bottiglie, per tre ettari di terreno, con l’obiettivo di arrivare nel giro di due anni a 10mila bottiglie, coltivando 11 ettari di vigneti (l’accordo è per 16 anni). Con il Grillo diventano cinque i bianchi di casa Tasca d’Almerita, a cui si aggiungono sei rossi, uno spumante e due vini dolci: Diamante, prodotto a Regaleali, e la Malvasia di Salma, prodotta nella tenuta di Capofaro.

La rinascita del vino siciliano è uno dei fattori di traino dell’economia dell’isola. Basta guardare la crescita dei numeri di Tasca d’Almerita: il fatturato 2007 ha sfiorato 17 milioni di euro, con un aumento di quasi 10 percento. L’export è al galoppo: l’anno scorso rappresentava il 40% del fatturato, nel 2008 arriverà attorno al 52% (già a febbraio di quest’anno i dati indicano un aumento delle vendite fuori dall’Italia del 33%). I Paesi dove si concentrano le esportazioni sono Germania, Stati Uniti, Svizzera e Russia (che raddoppia anno su anno). Cina e India, per ora, sono piccoli numeri: ma il gusto del vino, dice Tasca, sta crescendo.

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