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Il Sole 24 Ore

Frode del Brunello, sotto inchiesta anche Villa Banfi ... L’inchiesta sul Brunello di Montalcino va avanti. Dopo lo stop cautelativo alle bottiglie dell’annata 2003 di Antinori, Frescobaldi e Argiano, tre dei maggiori produttori, la magistratura di Siena ha messo sotto sequestro anche dieci vigneti e 6oomila bottiglie del Castello Banfi, prima che venissero messe sul mercato (il Brunello richiede cinque anni d’invecchiamento).

L’amministratore delegato dell’azienda, Enrico Viglierchio, e un altro manager della società, Remo Grassi, hanno ricevuto un avviso di garanzia per ‘frode in commercio’. L’accusa riguarda l’ipotesi che il disciplinare del Brunello sia stato in parte aggirato impiegando vitigni di Cabernet, Merlot, Sauvignon (la Docg prevede invece il 100% di Sangiovese), allo scopo di rendere il Brunello più vicino ai gusti del pubblico, soprattutto di quello americano.

I produttori respingono il sospetto e sottolineano come sia normale coltivare vitigni diversi sul territorio di Montalcino, perché servono per realizzare vini Igt, previsti dalle denominazioni del territorio. In attesa di conoscere gli esiti delle indagini, coordinate dal procuratore capo di Siena, Nino Calabrese, e dal suo sostituto Mario Formisano, c’è da registrare la reazione molto dura dei vertici del Castello Banfi:
“Sono sconcertato dai metodi utilizzati in questa indagine - dice Viglierchio, presente al Vinitaly -. Se qualcuno ha sbagliato, ed è tutto da dimostrare, è giusto che paghi. Ma il pericolo grave è che paghi un’intera comunità: con il sequestro è stata bloccata l’attività dell’azienda e, alla fine, il conto rischia di arrivare ai nostri 400 dipendenti”.

Più cauto il presidente del Consorzio di tutela del Brunello di Montalcino: “L’inchiesta è a tutela del consumatore e il risultato finale sarà di certificazione a favore del territorio - dice Francesco Marone Cinzano -. Bisogna anche ricordare che i vigneti di Montalcino sono già i più certificati d’Italia e dunque è bene essere prudenti e dare una corretta immagine del made in Italy”. Proprio da una recente ispezione fatta dal Consorzio su 1.667 ettari di Brunello era emerso che solo 17 ettari, pari all’l% circa, avevano problemi di non conformità al disciplinare. In pratica le piante non erano tutte di Sangiovese.

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