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Il Sole 24 Ore

Messaggio in bottiglia contro i pirati della strada ... Wine in moderation: art de vivre”. Metà in inglese, metà in francese, la nuova campagna del Ceev (Comité européen des entreprises vins) è stata salutata con entusiasmo dal commissario europeo all’Agricoltura, Mariann Fischer Boel. Per la prima volta il settore vitivinicolo europeo nella sua globalità adotta un’iniziativa che ha come obiettivo la promozione del consumo responsabile, preservando allo stesso tempo il ruolo culturale ed economico del vino nella nostra società.
L’Unione europea è il principale produttore di vino al mondo, il principale consumatore, nonché il principale esportatore per un valore di oltre sei miliardi di euro all’anno e un contributo favorevole alla bilancia commerciale Ue di tre miliardi di euro (fonte Coldiretti). Questa iniziativa, che potremmo rubricare alla voce “assunzione di responsabilità”, è un atto coraggioso. Vedremo nei prossimi mesi come i singoli Paesi declineranno la campagna, come proveranno a diffondere la cultura della moderazione.
Nell’attesa, qualcuno ha voluto anticipare i tempi. Un quotato produttore abruzzese ha centrato l’attenzione sulla stretta relazione tra incidenti mortali e tasso alcolico di chi li provoca e ha deciso che qualcosa bisognava pur cominciare a fare. “Non passa giorno senza che la cronaca registri almeno un decesso provocato da un ubriaco al volante. Abbiamo tre figli, tra i 20 e i 25 anni - racconta Mimmo Pasetti - e le notti insonni ad aspettare il loro rientro sono un’esperienza che condividiamo con chissà quante altre migliaia di famiglie”.
I numeri di una drammatica piaga sociale in continua crescita parlano di un 46% di casi di pirateria stradale dovuti a guidatori ubriachi. E di un 30% di incidenti, in generale, causati dallo stesso motivo. “Io non credo - precisa Pasetti - che le stragi del sabato sera siano provocate dal vino. Ma una presa di coscienza da parte di tutti coloro che producono bevande alcoliche è d’obbligo”.
Detto fatto, con molta semplicità e altrettanta immediatezza, Pasetti ha pensato che non fosse il caso di affidarsi a giri di parole, ai massimi sistemi, al genio indiscusso dei creativi: meglio un messaggio diretto. Così, sull’etichetta dei suoi vini ha fatto stampare in bella evidenza, e in caratteri maiuscoli: se bevi non guidare. “Per ora sono solo due i vini “battezzati”. Ma entro la fine dell’anno la scritta campeggerà anche sugli altri sette che produciamo”.
Una scelta che ha già fatto discutere. Chi ha applaudito, chi ha rosicato perché la primogenitura era lì, alla portata di tutti, chi ha parlato di errore strategico perché tra le leggi di un mercato scarsamente responsabile c’è anche quella antichissima, di non svegliare il can che dorme. “Sarebbe il mio secondo errore” sorride Pasetti. “Il primo fu interrompere gli studi per entrare in azienda perché mio padre mi sembrava vecchio. Per i successivi 29 anni, cioè fino all’anno scorso, abbiamo lavorato insieme”. Viticoltore di terza generazione, diplomato alla scuola Enologica di Ascoli Piceno, negli ultimi dieci anni ha trasferito 30 ettari di vigneti nell’entroterra abruzzese a Pescosansonesco, ai piedi del Gran Sasso, e a Capestrano nella Valle del Tirino.
“Avevamo le vigne sulla costa adriatica, a Francavilla. Da una parte le temperature sempre più alte, dall’altra l’inquinamento atmosferico mi hanno convinto a questa scommessa. Coltivare le viti in un territorio incontaminato all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso, a 550 metri sul livello del mare significa non solo diminuire sensibilmente l’utilizzo di insetticidi, ma anche produrre vini di migliore qualità”.
Gli hanno dato del pazzo, il padre e il fratello non erano per nulla d’accordo ma la sua testardaggine, a giudicare dagli ottimi punteggi che gli assegnano le guide specializzate, gli ha dato ragione. “Per fortuna ho avuto al fianco mia moglie Laura, da solo non ce l’avrei fatta. Io amo i vini autoctoni, produco solo quelli. Il merlot e il cabernet non mi interessano: anche questa è una sfida”. Una sfida e nello stesso tempo una passione per la biodiversità: Pasetti produce 450mila bottiglie ogni anno di Montepulciano d’Abruzzo, Cerasuolo, Cococciola, Pecorino, Trebbiano d’Abruzzo.
“Se bevi non guidare” su quasi mezzo milione di bottiglie? “Il vino è un alimento, un antiossidante, un vasodilatatore. Il vino buono in modica quantità fa bene al corpo, alleggerisce la mente, crea socialità. Perché farsi del male bevendone di cattivo, e farne agli altri bevendone troppo”?

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