02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

Il made in Italy a tavola minacciato dai malfattori ... Gli scandali mozzarella, vino, olio... Tanto tuonò che piovve... Era nell’aria da mesi, anzi da anni e forse decenni, che molto olio d’oliva extra-vergine puzzava, non per aver superato il punto del fumo bensì perché adulterato.
Per scoprirlo non era necessario l’annuncio dei Nas di lunedì scorso: bastava leggere l’inchiesta “Slippery business, the trade in adulterated olive oil” pubblicata l’agosto scorso dal magazine americano The New Yorker. Nel reportage, a firma Tom Mueller, è possibile scorrere inquietanti episodi sul mondo dell’olio made in Italy, che purtroppo qui in Italia non hanno trovato eco. Forse adesso in molti tra quelle pagine troveranno altri spunti da approfondire.
Né potevano rimanere inascoltate le grida di allarme dei consumatori (quante durante le trasmissioni di Radio 24!) di fronte a prezzi in grado a malapena di coprire il costo di bottiglia, tappo, etichetta e distribuzione. Fatto ancor più grave, la valanga di arresti tra Puglia e Campania riguarda una banda dedita all’export negli Usa, in Germania e Svizzera: mercati fondamentali per i prodotti alimentari made in Italy.
La gravità della situazione per l’intero sistema agroalimentare italiano è senza precedenti: prima la mozzarella di bufala campana alla diossina; poi il vino, sia per le grandi quantità adulterate, sia per lo scandalo del mancato rispetto del disciplinare di alcuni produttori di Brunello di Montalcino; ora l’olio d’oliva extra-vergine. Viene da chiedersi, con grande inquietudine, a chi toccherà domani...
Siamo in presenza di uno vero smacco per il “made in Italy” perché i prodotti “incriminati” (vino, mozzarella, olio) sono i portabandiera della nostra qualità, nonché alcuni dei principali ambasciatori gastronomici dell’Italia nel mondo.
Non sarà facile curare queste ferite, soprattutto in un momento caratterizzato dalla crisi dei consumi da an lato e da una grande competizione internazionale dall’altro. I nostri concorrenti, francesi, australiani, americani, sudamericani nel vino, e gli spagnoli nell’olio d’oliva extra-vergine, sapranno di certo approfittare di questa fase di defaillance italiana.
Poche sere fa, in un’inchiesta televisiva del Tg2 che faceva il punto su com’è vista l’Italia dagli altri Paesi, un importante opinion leader spagnolo, a proposito del nostro olio d’oliva extra-vergine sosteneva che il maggior peso, rispetto a quello iberico, era dovuto soltanto all’immagine. E ora?
Tanti però sono gli interrogativi: perché tutte le indagini giudiziarie sono arrivate soltanto in questo momento, e tutte insieme? È da lungo tempo che i rumors sul vino, sulla mozzarella e soprattutto sull’olio d’oliva girano, e anzi sono stati messi pure su carta in maniera davvero circostanziata. Cui prodest? Viene da chiedersi quale credibilità comincino ad avere, da oggi in poi, i nostri straordinari prodotti, distrutta da bande di criminali che hanno operato, per chissà quanti anni indisturbati.
Subito in tanti corrono al capezzale con messaggi d’incoraggiamento..., affermando che la scelta adottata dall’Italia con l’introduzione dell’obbligo di indicare la provenienza delle olive in etichetta, a partire dal 17 gennaio 2008, farà in modo che quasi la metà dell’olio, venduto nel territorio nazionale, sia spacciato per made in Italy, anche se spremuto da olive spagnole, greche e tunisine.
Innanzitutto sono tuttora poche le bottiglie con tale indicazione, rispetto a quanto si trova negli scaffali. E poi ciò non ha niente a che fare con la sofisticazione messa a nudo dai Nas, che avveniva mediante l’utilizzo di semi insaporiti con betacarotene e colorati con clorofilla, usando etichette di fantasia riferite ad aziende inesistenti. Siamo in presenza della stessa situazione dello scandalo vino, dove da un lato sono stati trovati milioni di litri divinò adulterato, fatto grave per possibili conseguenze alla salute, e dall’altro emerge un’evidente truffa per la violazione di un disciplinare, con chiare ripercussioni commerciali.
Certo, il fenomeno di distribuire olio d’oliva extra-vergine come made in Italy quando invece è ottenuto con olive straniere non è da sottovalutare per i danni che arreca alla produzione nostrana, oltre che al consumatore inconsapevole di cosa acquista. Ancor più grave è il fatto che in Italia nel 2007 le importazione di olio (non di olive) siano aumentate del 12% mentre la produzione italiana è in calo del 15%. Dove finisce quell’olio spagnolo, tunisino e greco? Chissà se i Nas presto ci forniranno gli indirizzi completi.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su