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Il Sole 24 Ore

Assoenologi: vanno cercate nuove vie per le esportazioni ... Il vino italiano riparte dal mercato. Mentre ancora non si è spenta l’eco delle inchieste e degli scandali delle scorse settimane il mondo del vino made in Italy riprende a discutere di competitività ed export. Sono infatti questi i due temi chiave del 63mo Congresso di Assoenologi (l’associazione degli enologi ed enotecnici italiani) che si è aperto ieri a Venezia. E si riparte dalla competitività nella convinzione che al di là degli episodi di cronaca le brillanti performance di mercato messe a segno negli anni (nel 2007 quasi 12 miliardi di euro il giro d’affari del settore, 3,5 dei quali legati all’export e 2 alle tecnologie di cantina) possono essere rafforzate solo attraverso la capacità di proseguire lungo la strada della qualità e di nuovi sbocchi all’estero. “Un rafforzamento competitivo - ha detto ieri il presidente di Assoenologi, Giancarlo Prevarin - che Bruxelles ha annunciato di voler mettere al centro della recente riforma Ue del settore vino. Ma poi, alla luce dei fatti, ha cambiato strada. Siamo, infatti, molto critici nei confronti di una riforma che si è rivelata debole e che contiene misure che possono rivelarsi pericolose per il made in Italy”.

Il riferimento è soprattutto alle norme che prevedono, a partire dall’1 agosto 2009, la possibilità per i vini da tavola di indicare vitigno di provenienza e annata di produzione “Si tratta di una deregulation - ha aggiunto Prevarin - che se da un lato rischia di vanificare annidi lavoro spesi per valorizzare il sistema dei vini a denominazione d’origine, nell’immediato, rischia di penalizzare i nostri prodotti Igt (a indicazione geografica tipica). I futuri vini da tavola con provenienza e annata ne ricalcheranno le caratteristiche ingolfando l’offerta”.

Nel corso della giornata sotto accusa è finito anche l’eccesso di burocrazia che ancora penalizza le imprese italiane. Secondo le nostre stime - ha detto il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli - un tecnico di cantina spende in media il 25% del proprio tempo a districarsi tra scartoffie e pastoie burocratiche”. “E impensabile ingessare l’attività delle imprese - ha aggiunto il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni-. Le aziende italiane hanno già dimostrato di saper realizzare prodotti di qualità. Adesso è il turno della politica che deve dimostrare di saper mettere in campo anche una macchina amministrativa di qualità”.

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