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Il Sole 24 Ore

La corsa all’affitto dei terreni agricoli ... Nelle compravendite i valori fondiari sono stabili nonostante l’impennata dei listini dei cereali... La spinta. Nel comparto risicolo è in atto un aumento della domanda di superfici... La tendenza. Professionisti investono in aree che poi cedono in uso a terzi... Occhi puntati sull’agricoltura italiana. O meglio sull’andamento dei valori fondiari. Che per il momento non dà segni di scossoni, mentre appare molto più sensibile la domanda di fitto dopo annidi apparente disinteresse.
I terreni agricoli, dopo i forti rincari dei frumenti e di altre granaglie, potrebbero dunque finire nel mirino della speculazione. Soprattutto alla luce delle tutt’altro che buone performance del mercato finanziario, sempre più esposto ai saliscendi da montagne russe e dello stesso mercato immobiliare, considerato vicino al punto di rottura bolla.
A questo proposito, l’Agenzia del Territorio ha reso noto che le compravendite di abitazioni nel 2007 sono diminuite del 7%, nonostante la quotazione media di riferimento nel secondo semestre sia aumentata del 2,6% rispetto al 5,5% del semestre precedente.
Ma quanti pensavano che l’impennata dei cereali prima (il grano duro 475 euro il quintale in un anno è praticamente triplicato, mentre il tenero e l’orzo sono rincarati del 60 per cento) e la corsa del riso più di recente potessero determinare un parallelo trend rialzista sui valori fondiari, per il momento deve ricredersi. “Non ci risultano grandi transazioni e i valori dei terreni mi sembrano allineati ai prezzi degli ultimi anni”, dichiara Nicola Caputo dell’Associazione proprietà tributaria di Confagricoltura.
A dire il vero qualcosa si sta verificando nel comparto risicolo, dove secondo i responsabili della Coldiretti di Pavia “è in atto un aumento della domanda di superfici coltivate, non corrisposta da venditori. Semmai si sta verificando un ritorno delle affittanze, anche se è un fenomeno ancora marginale. Quanto alle transazioni, le poche avvenute negli ultimi mesi hanno interessato piccoli appezzamenti passati di mano a livello familiare. E comunque tutto è avvenuto a prezzi stabili tra 60 e 80mila euro l’ettaro”. Valori confermati anche nella zona risicola del Monferrato e dell’Alessandrino.
“Non c’è da meravigliarsi di questa sostanziale tenuta”, spiega il direttore dell’Associazione dell’industria risicola, Roberto Carrere. Il quale fa notare che “la tensione sui prezzi del riso è partita da poche settimane. Il che spiega perchè le semine di riso della campagna 2008 siano diminuite, sia pure di poco”. Esattamente il contrario di quanto avvenuto per il frumento, che ha registrato un aumento del 20% del grano duro, del 9 per il tenero e dell’11 per l’orzo. A scapito, appunto, di riso e molte altre merceologie.
Va da sè che tutto questo coinvolge il seminativo, e non certo i fondi con colture perenni, tipo vigneti, frutteti, uliveti. I cui prezzi comunque risultano alquanto equilibrati, comunque allineati ai valori degli ultimi anni. “Nelle Langhe - spiega Michelangelo Pellegrino della Coldiretti di Cuneo - un ettaro di Barolo può valere, a trovarlo, sui 200mila euro. E praticamente lo stesso prezzo di due-tre anni fa, ma questo non significa che il mercato è debole: si tratta di valori molto alti che scontano già la forte domanda che c’è stata da parte di cittadini che arrivano da fuori e per questo disposti a sborsare anche qualcosa di più dei locali. I vignaioli veri preferiscono aspettare l’assestamento dell’economia per capire se conviene comprare”. Maggiore disposizione all’acquisto di seminativi si avverte nelle Marche. Massimo Viozzi dell’Unione provinciale di Fermo, dice: “C’è un certo fermento per quanto riguarda tenute medio-grandi di seminativi”. Ma anche in questo caso a volere acquistare non sono agricoltori. “La domanda - aggiunge Viozzi - proviene in particolare da professionisti, farmacisti, commercialisti, avvocati che disinvestono da altre attività e comprare terreni fondiari che poi affittano a organizzazioni contoterziste”. In virtù di questa domanda, i prezzi dei terreni a cereali sono praticamente raddoppiati in sei-sette anni, salendo da 10mila a 20mila per i seminativi di collina e da 25mila a 50mila per quelli irrigui “che permettono anche una doppia o tripla coltura”.
E l’affitto dei terreni sta crescendo di interesse anche in Puglia. “A essere interessati da questo fenomeno, che comunque non è nuovo - sottolinea Gino Nigro, responsabile tecnico della Coldiretti di Bari - sono un po’ tutte le colture”. Un ettaro di uva da tavola viene dato in fitto a 2.800 euro l’ettaro, mentre per l’uva da tavola si paga 1.500 euro; cifre più basse si pagano per la coltura degli ortaggi (800 euro), l’uliveto (900 euro) e il seminativo (150 euro).
Sono valori piuttosto contenuti, ma è tutto rapportato al prezzo che si sosterrebbe per acquistare il terreno stesso. Un ettaro di vigneto a Castel del Monte può essere transato a un prezzo medio di 35mila euro. Una cifra che è dieci volte meno di quanto servirebbe per comprare un ettaro di vigneto in Valpolicella.

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