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Il Sole 24 Ore

Guala valuta il delisting ... Intesa e Credit Suisse al lavoro ma ci sono resistenze... Ipotesi riassetto per Guala Closures. Quello appena passato è stato un week-end intenso per Marco Giovannini, presidente, amministratore delegato e azionista di Guala Closures.
A creare interesse tra gli operatori su Guala sono infatti state le ultime indiscrezioni su un possibile delisting dell’azienda piemontese, tra i leader italiani nella produzione di tappi per bibite e alcolici: ipotesi che ormai circola da qualche mese, come del resto anticipato proprio da Il Sole 24 Ore lo scorso 17 gennaio.

A lavorare sul dossier sarebbero Intesa Sanpaolo e Credit Suisse Private Equity, che stanno sondando la possibilità di delistare la società.
Ma sull’operazione è bene usare il condizionale, visto che nulla sarebbe ancora deciso: anche se il presidente e azionista di Guala Closures Marco Giovannini, in più occasioni pubbliche passate, ha spiegato di non essere contento della quotazione a Piazza Affari e che un delisting non sarebbe così mal accetto. Guala ha debuttato a Piazza Affari il 22 novembre del 2005: una quotazione che era avvenuta con un supporto di un altro fondo di private equity, cioè Investitori Associati.

Negli ultimi mesi, Giovannini sarebbe stato contattato da diversi fondi di private equity, in particolare americani (tra i quali il colosso finanziario Blackstone) che hanno provato a sondare la possibilità di un delisting.
Tuttavia il piano più realistico sarebbe stato presentato lo scorso gennaio a Giovannini da Credit Suisse che, senza un mandato ufficiale, avrebbe consigliato prima l’emissione di un bond e successivamente anche il delisting, sempre rispettando il rapporto di 4 volte tra debito e margine operativo lordo, indicato tra gli obiettivi di Guala. Operazioni che puntano a dare maggiore slancio al gruppo che sta cercando di effettuare un’acquisizione industriale negli Stati Uniti. Nel dettaglio, il Credit Suisse opererebbe tramite il proprio braccio finanziario attivo nel private equity, mentre Intesa Sanpaolo sarebbe stata contattata per fornire il finanziamento.

A frenare il delisting sono per ora due fattori: da una parte, le banche coinvolte starebbero cercando di capire l’entità del finanziamento, cioè la percentuale di debito e di equity (risorse proprie) da prendere in considerazione. Un rapporto fondamentale, visto che da questo dipende il rendimento del fondo di private equity in fase di way out. Dall’altra c’è da prendere in considerazione il possibile prezzo di offerta: oggi infatti Guala Closures quota 4,05 euro, quindi non lontano dal prezzo di collocamento a 4,2 euro. Ma l’ipotesi delisting aveva preso maggiore forza quando il titolo (che nell’ultimo anno ha perso circa il 24%) quotava 3,5-3,6 euro.

Gli ultimi rialzi di Borsa potrebbero dunque avere frenato il progetto, fermo restando che Guala Closures ha oltre il 60% del capitale flottante: una caratteristica che rende la società contendibile e che fa di Giovannini spettatore interessato alle grandi manovre intorno al gruppo da lui presieduto.

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