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Il Sole 24 Ore

Maxisequestri in Toscana di Vernaccia e Nobile ... Rinvenuti trucioli impiegati per accelerare il processo di invecchiamento... Consorzio
del Brunello:
Marone Cinzano verso la sfiducia... Tornano le nuvole a Montalcino. Anzi, qui a imbrunirsi è un po’ tutto il cielo di Toscana. Con questioni molto serie accadute in settimana e con la prossima che si annuncia foriera di veri e propri temporali. Che forse la vera grandine farebbe assai meno danni.
E’ accaduto che nel giro di 48 ore la Guardia di Finanza e i Nas dei Carabinieri hanno fatto scattare i sigilli su due cantine di peso con il sequestro di 180mila ettolitri tra Vernaccia di San Gimignano e vino Nobile di Montepulciano. Due prodotti che si fregiano della Docg, vale a dire la denominazione più prestigiosa che, in teoria, dovrebbe dare la massima garanzia sull’origine del prodotto.

L’accusa è di frode in commercio. Nel primo caso si tratta di trucioli usati per accelerare l’invecchiamento di 60mila ettolitri appartenenti a un’azienda di cui non si fa il nome, ma definita importante e fondata all’inizio degli anni 90. Nel secondo caso si tratta della cooperativa Vecchia Cantina di Montepulciano, la più antica della Toscana alla quale sono stati posti i sigilli su l20mila ettolitri di Nobile “tagliati” con vini di uve di altre provenienze. Sarà la magistratura a provare il delitto.

Il capo d’accusa è lo stesso che ha investito poco più di un mese fa il Brunello di Montalcino. A proposito del quale nei prossimi giorni sono in calendario una serie di appuntamenti cruciali che potrebbero trasformarsi in temporali dalle conseguenze molto pesanti.
Il primo è in calendario già domani, con un consiglio di amministrazione che doveva definire le deleghe da affidare al “comitato di garanzia” votato dall’assemblea dei soci di fine maggio. Doveva, appunto. Perché nel frattempo all’interno del Cda è sorta una grave spaccatura. Con il gruppo che appoggia il presidente Francesco Marone Cinzano finito in netta minoranza. Di qui un Cda dai lunghi coltelli, con l’ipotesi che il presidente si presenti dimissionario. E se non dovesse farlo, potrebbe essere il Cda stesso a sfiduciarlo.
La goccia che si pensa abbia fatto traboccare il vaso è stata la presa di distanze del ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, dalle dichiarazioni rese nei giorni scorsi da Marone Cinzano, circa la partecipazione dello stesso ministero al “comitato di garanzia”. Il ministro ha infatti smentito pubblicamente di avere dato questo avallo.

Lo stesso presidente del Consorzio lo ha confermato al Sole 24 Ore. Ma sulla spaccatura del Cda, Marone Cinzano si è trincerato dietro un diplomatico “no comment”. Aggiungendo, però, di essersi finora attenuto a quanto disposto a larga maggioranza dall’assemblea dei consorziati. I quali hanno anche approvato la linea indicata dal presidente di salvaguardare l’integrità del disciplinare di produzione del Brunello. Che, è risaputo, può essere prodotto utilizzando uve di Sangiovese grosso lavorate in purezza, senza altre aggiunte. Nemmeno di altre uve prodotte nel territorio ilcinese. La via crucis del Brunello è cominciata proprio quando alcuni produttori hanno denunciato alle autorità la presenza inspiegabile nel territorio di vitigni diversi dal Sangiovese. L’intervento della Guardia di Finanza di Siena ha infatti portato al sequestro di partite “sospette” di Brunello della vendemmia 2003 (ora in commercio). Si parla di cinque aziende incriminate ma anche di dieci produttori su un numero assai elevato di cantine ispezionate.

A questo punto la situazione è tutta nelle mani del magistratura, che dovrà appurare la veridicità del reato di frode in commercio. Un lavoro che va per le lunghe, anche perchè nel frattempo il magistrato che ha aperto l’inchiesta ha pure dato le dimissioni per raggiunti limiti di età. Dunque sarà il nuovo Sostituto procuratore che dovrà vagliare dall’inizio l’intera questione.
Intanto la vicenda non solo ha portato al blocco delle partite di vino incriminate, ma com’era prevedibile ha provocato reazioni in diversi Paesi esteri. Tra questi gli Stati Uniti, che da soli assorbono quasi un terzo del Brunello per un valore che oscilla sui 30 milioni di euro. Gli Usa inizialmente hanno chiesto che il vino esportato fosse accompagnato da una dichiarazione di conformità. In seguito, con l’incalzare dei fatti, hanno chiesto di conoscere i nomi delle aziende incriminate, minacciando il blocco delle importazioni da lunedì 9giugno. Poi prorogato al 23giugno.
Nel frattempo una delegazione del Ttb è giunta a Roma, dove ieri è stata ricevuta dal ministro Zaia. Tema dell’incontro la ricerca delle misure per superare l’impasse. Domani la delegazione è attesa all’Enoteca Italiana di Siena, dove incontrerà il vertice del Consorzio del Brunello di Montalcino. Sarà un vertice acefalo? Maroni Cinzano non ha voluto rispondere.

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