02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

Il vino non è di legno ... Succede sempre più dirado, rispetto al passato, di dover esclamare: “eccoti un altro vino dei falegnami” (metafora che ho usato la prima volta su queste pagine nel 1986), soprattutto perché la corrente sempre più tira su altre sponde e, perché non ammetterlo, i “falegnami” del vino usano il legno in misura minore e con più professionalità rispetto agli anni 8o.
Colgo spesso, al ristorante, orecchiando nei tavoli vicino, la battuta dei commensali che al sommelier chiedono vini non barricati: un segno dei tempi! Ovviamente hanno tutta la mia solidarietà e comprensione,in special modo un paio di sere fa, durante una cena, di fronte a un assaggio di un Chianti classico e di uno Sirah made in Italy, dove la scena all’uva era stata completamente rubata da un gusto legnoso davvero insopportabile, come succede tuttora nei vini di successo del Nuovo Mondo. Un trionfo preparato a puntino anche dai vini no- strani, i cui autori sono meno abili nell’uso delle doghe. Ebbene la degustazione variegata di legni, per fortuna, durante una cena fiorentina era stata preceduta da tre bottiglie (due di vino bianco e una di vino rosso) che mi hanno fulminato e da un buon piatto di tortelli di patate del Mugello con sugo finto. Chissà quanto hanno inciso sul mio giudizio entusiastico il Chianti e lo Sirah. Sorpresa nella sorpresa però è stato quando l’anfitrione romano ha raccontato ivini “from Sardegna” di Alessandro Dettori di Sennori (Sassari), di cui già avevo assaggiato anni fa il Dettori rosso e bianco, conosciuti e apprezzati dagli appassionati. Ma non erano queste le etichette messe sul tavolo, bensì due Renosu bianchi e un Renosu rosso (“renosu” dovrebbe significare sabbioso, giustamente, perché non è un vino vellutato). Il primo ottenuto con sole uve vermentino, il secondo vermentino e moscato (la macerazione è fatta anche con i raspi) e il terzo cannonau. Questi vini ‘incredibilmente” sono ottenuti con uve, mosti e vini che non passano la selezione per i primi vini delle Tenute Dettori: Tuderi, Tenores, Dettori rosso e Dettori bianco. La tecnica di vinificazione è sempre uguale per tutti: niente prodotti chimici in vigna né in cantina, niente chiarificazione e filtraggi. Insomma vini che sanno di uva, arsi, bastardi, spigolosi, non adatti a chi vuole rotondità e morbidezza. Vini che non restano certo nella bottiglia o nel bicchiere.
Un’altra inaspettata sorpresa l’ho avuta in Romagna da un assaggio di un vino d’antan, l’albana (quanti ricordi di liceo in fuga a Bertinoro). Si tratta di Rigogolo, Ravennabianco Igt (solo 1000 magnum) ottenuto appunto da albana in purezza da un giovane viticoltore, Andrea Bragagni (podere le Fiene di Brisighella): un vino elegante (rarità in Romagna), sapido, solare. Sine qua non.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su